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Luciana Lamorgese, i flop della ministra assente: sbarchi, brogli e rave party

Dario Martini
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«Al Viminale c'è qualcuno?». Un'unica e semplice domanda. È quella che si stanno facendo in queste ore i leghisti aggrediti sabato sera a Marina di Carrara. È lo stesso interrogativo che si pongono gli attivisti di Fratelli d'Italia assaliti da un gruppo di antagonisti incappucciati il 3 settembre scorso a Milano. Non sono solo le violenze a lasciare sconfortati i militanti che in questi giorni fanno campagna elettorale per il centrodestra. A preoccuparli è il sospetto di essere stati lasciati soli. Matteo Salvini lo dice senza girarci intorno: «Purtroppo non stupiscono né l'incapacità né l'imbarazzante silenzio del ministro dell'Interno». Il leader della Lega ha sempre evidenziato «l'inadeguatezza» di chi si trova alla guida del Viminale. Le aggressioni elettorali sono solo l'ultimo esempio. Il partito di Salvini non ha mai smesso di denunciare i «silenzi» di Luciana Lamorgese: dagli sbarchi record di migranti al caso delle elezioni annullate a Latina fino ai rave party regno dell'illegalità dello scorso anno.

La ministra in genere preferisce non commentare, nonostante l'invasione di migranti abbia raggiunto proporzioni bibliche. Qualche giorno fa, però, ha scelto di rompere questa consuetudine. Lo ha fatto di fronte alla platea del Forum di Cernobbio. Lamorgese ha parlato. Non per dire cosa farà, ma per sostenere che «se c'è un aumento del flusso di migranti non accade perché li ho fatti entrare io, ma perché la situazione è critica, come in Libia». La ministra ritiene che agli italiani non interessi neppure: «L'immigrazione non è un tema in cima alle preoccupazioni dei cittadini, in questo momento ci sono temi che vanno a toccare direttamente il loro portafoglio». Salvini non pensa affatto che il ministro dell'Interno non possa incidere sugli sbarchi. Quando era lui a guidare il Viminale, dal primo gennaio al 15 settembre 2019, arrivarono in Italia 6.138 migranti.

Quest' anno sono già 62.815, dieci volte tanto. Ci sono giorni, come lo scorso 3 settembre, che vengono toccate punte di più di mille profughi in sole 24 ore. L'hot spot di Lampedusa è perennemente in emergenza. Quanto accaduto il 4 agosto scorso è clamoroso.

Salvini arrivò sull'isola trovando il centro d'accoglienza improvvisamente svuotato e ripulito. Non ci mise molto a fare due più due: «Lamorgese sapeva della mia visita e ha spostato apposta i migranti».

Ma, visto che raramente si commette lo stesso errore due volte, il segretario della Lega dopo neanche un mese è tornato. Era il 31 agosto. Stavolta, però, nessuno sapeva che stava arrivando sull'isola. E ha trovato una situazione disastrosa. Più di 1.300 migranti ammassati in spazi che ne possono accogliere massimo 350.

I profughi sdraiati ovunque, per terra, sulle rocce, sotto gli alberi per ripararsi dal caldo torrido. «Non mi aspettavano e non hanno fatto in tempo a portar via i migranti», il commento di Salvini. Il capo della Lega promette che, in caso di vittoria alle elezioni, risolverà il problema una volta per tutte. Come? Reintroducendo i decreti Sicurezza, che limitano i permessi di soggiorno e mettono un freno alle navi delle Ong. Lamorgese segue un'altra ricetta: porti aperti nella speranza che gli altri Paesi europei dimostrino un po' di solidarietà. Principio alla base del famoso accordo di Malta del 23 settembre «redistribuzione» 2019. La non è mai decollata. I «silenzi» del Viminale, secondo la Lega, sono lampanti anche nel caso delle amministrative di Latina del 3 e 4 ottobre 2021. L'8 luglio scorso il Tar ha annullato il voto espresso in 22 sezioni (una settimana fa si è ripetuta la consultazione elettorale). «Non risulta soddisfatto il requisito della corrispondenza, tra le schede autenticate, quelle utilizzate per il voto e quelle non utilizzate», il verdetto. Da Lamorgese nessun commento, tanto che i parlamentari leghisti sono stati costretti a chiedere ufficialmente un suo intervento in Parlamento. Anche FdI ha presentato un'interrogazione alla ministra «per fare chiarezza» e per capire come sia stato possibile un fatto tanto grave. La domanda «Lamorgese dove sei» tenne banco anche ad agosto 2021, quando la località di Valentano, nel Viterbese, rimase ostaggio di migliaia di persone accorse per partecipare ad un maxi rave. Un ragazzo morì. Divenne un caso nazionale. Chiamata a riferire in Parlamento, la ministra si giustificò dicendo che sgomberare sarebbe stato «troppo rischioso». Pochi giorni dopo, un altro rave party andò in scena a Milano. Il messaggio era passato forte e chiaro. 

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