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Chi è uscito dal Movimento 5 Stelle, quei dimaiani pentiti insultano Giggino: "Moccioso e traditore"

Arnaldo Magro
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«Moccioso, infantile, traditore...». Questi gli appellativi più benevoli, rivolti a Luigi Di Maio dai suoi ex fedelissimi. Ne ha convinti una sessantina a lasciare il Movimento, promettendo loro seggi in continuità e gloria imperitura con Insieme per il Futuro. Ora la verità è che la quasi totalità dei transfughi cinque stelle, dovrà invece trovarsi un lavoro. Nessuno spazio in parlamento per loro. Nessun collegio blindato. «Pensare che io ero solo al primo mandato, avrei potuto ricandidarmi con il M5S, mi sono fatto ingannare come un bambino». Pare che Di Maio negli ultimi giorni, tra l'altro, non risponda manco più alla truppa dei fuoriusciti stellati. «L'unico che ha chiesto e ottenuto garanzie, è il suo amico fraterno Manlio Di Stefano».

Non a caso scelto come sottosegretario agli Esteri. Ora mentre Conte gongola e festeggia il compleanno (e soprattutto la non candidatura di Di Battista) in sessanta o giù di lì paiono realmente disperati. «Si stanno offrendo individualmente a chiunque, una scena svilente per la politica» dice un dirigente del Partito Democratico, teorico delle metafore, che ha deciso di non ricandidarsi più. Ma ve lo ricordate voi, quando era Di Maio a parlare di «mercato delle vacche?». Il risultato positivo della deriva a cinque stelle potrebbe essere proprio questo: «Una volta che è uscito il dentifricio, non lo puoi mica rimettere nel tubetto». 

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