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L'Aria Che Tira, Andrij Schvechenko si collega con i soldati di Bucha: la reazione e il gesto in tv

Giada Oricchio
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Atrocità e emozioni sono le due facce della guerra in Ucraina e sono emerse con forza a "L’Aria che Tira". Il programma di LA7, condotto da Myrta Merlino, lunedì 4 aprile, aveva come ospiti Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionali, e l’ex calciatore Andrij Schvechenko. Davanti alle immagini delle torture di Bucha, Mergelletti è stato lapidario: “E’ sbagliato dar voce a chiunque come se fosse un dibattito normale, si alimenta la propaganda di Putin. Siamo di fronte a un popolo che qualcuno vuole sterminare, non possiamo giocare con le parole! E’ un mese che ascoltiamo la qualunque: ha ragione questo, quest’altro, siamo cattivi noi occidentali, la Nato si allargava, Putin si stava difendendo”.

Il Consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa ha messo la pietra tombale sul chiacchiericcio dei salotti tv: “Basta! C’è un limite al pudore, può essere anche comprensibile la ricerca di un mestiere, il desiderio di diventare personaggi o di avere il consenso per qualche voto, va bene tutto, ma a un certo punto ci si deve fermare. Esiste un confine che non può essere valicato: il pudore della sofferenza altrui!”.

Lo stesso pudore mostrato da Andrij Schvechenko in collegamento con la conduttrice Merlino e gli inviati nei luoghi dove è cresciuto, fra cui Bucha, 15 km da Kiev. “E’ un paese sconvolto, non ci sono parole, fa male al cuore vedere cosa succede – ha detto l’ex milanista -. La situazione peggiora di giorno in giorno, per favore aiutateci. So che l’Italia sta facendo tanto, ma abbiamo bisogno di tutto, sosteneteci”.

Myrta Merlino è commossa, colpita e quasi sopraffatta dall’orrore dei civili inermi barbaramente uccisi, dagli abitanti di Bucha che, riemersi dal sottosuolo dopo la ritirata russa, si trovano avvolti dall’asfissiante odore della morte e dalla resilienza del popolo ucraino. Poi il fuoriprogramma: dal monitor di servizio, alcuni soldati riconoscono Schvechenko e salutano felici il loro simbolo nel mondo. Scatta il saluto in lingua madre con l’ex giocatore che alza il pugno alla Zelensky in segno di resistenza.

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