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Ucraina e il massacro a Bucha: Usa e Ue incolpano la Russia. Mosca smentisce

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Le immagini dei civili morti per le strade di Bucha, alcuni con le mani legate, sconvolgono il mondo e scrivono un'altra pagina tragica della guerra in Ucraina. L'indignazione è unanime. Il presidente russo Volodymyr Zelensky parla apertamente di "genocidio" invitando le madri dei soldati russi a guardare le foto dei loro figli "assassini, saccheggiatori e macellai". La presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen si dice "inorridita" mentre per il segretario di Stato americano Antony Blinken le immagini che provengono dalla cittadina alle porte di Kiev sono "un pugno nello stomaco".

Tutti i principali leader, da Mario Draghi ad Emmanuel Macron passando per Boris Johnson esprimono il loro dolore e la loro rabbia per quanto accaduto mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz si spinge oltre annunciando "nuove sanzioni" nei confronti di Mosca da prendere "nei prossimi giorni" anche in risposta a questi "crimini di guerra". Si sente anche la voce dell'Onu tramite il segretario generale Antonio Guterres che chiede in fretta "una commissione di inchiesta indipendente" che porti ad accertare "le responsabilità effettive dell'accaduto". Secondo il procuratore generale di Kiev sono 410 i cadaveri di civili trovati nelle zone abbandonate dai russi.

Mosca, dal canto suo, respinge le accuse per il massacro di Bucha. Secondo il ministero della Difesa i militari delle forze armate russe non hanno commesso atti violenti contro gli abitanti del villaggio. Per i russi si tratta di una "provocazione" una sorta di messa in scena. Per avvalorare la sua tesi la Russia spiega come lo scorso 31 marzo il sindaco della città, Anatoly Fedoruk, in un video messaggio aveva confermato che non c'erano soldati russi in città, ma non aveva menzionato nessun residente locale colpito per strada con le mani legate". Pertanto, a dire di Mosca, "non sorprende che tutte le cosiddette 'prove dei crimini' a Bucha siano apparse solo a quattro giorni di distanza, quando ufficiali del servizio di sicurezza ucraino e rappresentanti della televisione sono arrivati in città".

L'allontanamento dei russi dalla zona intorno a Kiev non convince comunque ancora gli Alleati in merito a una eventuale de-escalation del conflitto. "Non è un ritiro reale ma piuttosto un riposizionamento", spiega il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. "La guerra è lontana dall'essere finita" gli fa eco il capo dello staff della Casa Bianca, Ron Klain. Le notizie che giungono dal campo sembrano dare loro ragione. Bombardamenti infatti sono stati effettuati su Odessa dove è stata distrutta una raffineria di petrolio e sulla città portuale di Mykolaiv. La situazione resta infine drammatica a Mariupol dove per molti civili l'evacuazione resta una chimera. Secondo il vice sindaco Sergei Orlov la colpa sarebbe dei russi che non consentono loro di partire.

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