L'ultima danza delle Kessler
La morte delle gemelle Kessler ha fatto fermare per un attimo il mondo. Morte come sono vissute, insieme. Mai viste da sole. Mai state l’una senza l’altra. Forse ognuna di loro pensava alla fine che avrebbe fatto l’altra gemella. Soffrivano, dopo una vita di successo, insieme. Simbolo di un mondo che era andato avanti lasciandole là a vivere la quotidianità. Ho sentito aprirsi il solito dibattito sulla sacralità della vita e sul diritto alla morte. Non entro dentro la filosofia né la teologia. Non mi interessa cosa pensano gli altri. Non mi interessa cosa pensa lo Stato. Io avrei fatto come loro.
Se la vita mi avesse detto che non aveva più senso così, per qualunque ragione e per qualsiasi sofferenza, avrei preteso che gli altri mi lasciassero nella capacità di decidere per me. E con la stessa identica forza sarei pronto a battermi, perché chi non la pensa come me: se qualcuno vuole continuare a vivere, nessuno deve poterglielo negare. Se mai capiterà che qualcuno incapace di scegliere vuole provare a farlo, per le sue convinzioni, per la fiducia nella medicina o nella fede, troverà in me un alleato. L’individuo non è un male, non è necessario sempre porgli al di sopra un’autorità. Il rispetto dello Stato e della fede passa anche attraverso il rispetto del cittadino e del fedele.
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