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Almasri, quel generale lì meglio di migliaia di immigrati qui

Roberto Arditti
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Sgomberiamo il campo dalle polemiche da Asilo Mariuccia che molti hanno sollevato in queste ore sulla "Relazione sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale" appena sfornata dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), cercando di minimizzare la portata del contenuto (che invece è di grande rilevanza). Per farlo riprendiamo le parole usate nel documento, che più ufficiale di così non può essere: «Secondo quanto riferito nelle audizioni svolte, sono presenti circa 700 mila immigrati irregolari in Libia e, secondo le autorità tunisine, circa 700-800 mila in Tunisia, probabilmente sovrastimati». Questo vuol dire che un milione e mezzo di persone sono sulla spiaggia pronte a salpare per l’Italia entro metà febbraio? Certo che no, molte di queste persone lavorano in Libia e Tunisia ed intendono restarci. Però, questo vuole dire che un gran numero di persone, difficile da stimare ma ragionevolmente calcolabile in diverse decine di migliaia, auspicano di prendere il mare se arriva l’occasione buona? Certo che si, negarlo significa mentire sapendo di mentire.

 

 

D’altronde per capirlo basta considerare un dato ufficiale riportato nella medesima relazione, cioè quello degli sbarchi di clandestini in Italia negli ultimi due anni. Ecco i dati: nel 2022 105.231, nel 2023 157.651, nel 2024 66.371. E siccome le partenze avvengono dalle coste più vicine, è ovvio che Tunisia e Libia sono il punto critico di tutta questa storia. Adesso arriviamo al punto fondamentale per la sicurezza dello Stato e per la sana convivenza sociale sul territorio italiano. È maggiormente nell’interesse nazionale l’arresto di un potenziale criminale o la salvaguardia con tutti i mezzi possibili del calo di arrivi evidenziato dai dati ufficiali nell’ultimo anno? Non ho un dubbio al mondo: l’interesse dell’Italia è nel procedere all’abbassamento del numero di clandestini in arrivo puntando a "quota zero" (non sto scherzando), obiettivo certo difficile ma che deve essere in cima ai pensieri di tutti i principali attori della sicurezza nazionale.

 

 

E allora il presunto criminale Almasri? Se lo tengano al suo Paese, è arrivato il momento di smetterla con l’idea secondo cui dobbiamo, a qualunque costo, redimere il mondo. Già, perché i "cuori teneri" dell’accoglienza spinta oltre ogni limite ci ricordano a ogni istante il diritto internazionale, ma fingono di non sapere che l’equazione «più clandestini uguale più reati» è palesemente dimostrata nei dati delle forze di polizia. Dovremmo far contenti noi (perché inglesi, francesi e tedeschi se ne fregano) quei luminari del diritto della Corte Penale Internazionale in cambio di furti e rapine a go go? Tafazzi ha già dato, va bene così. E la relazione del Copasir ci aiuta a esserne ancora più convinti.

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