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La falciatrice e il martello, il piano di Elly Schlein

Tommaso Cerno
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Una falciatrice di teste che di nome fa Elly Schlein. Un martello, quello che dà il nome alla banda di Ilaria Salis, che punta a candidarsi alle Europee. Tutto è pronto al Nazareno. Tanto che arriva pure il papà a trattare. Ma i soloni Dem mettono in scena la contromossa: un report dice che Ilaria resterà in galera pure se viene eletta. E tutto si ferma. Perché in gioco ci sono i vertici del Pd

Solo un fesso può credere alla versione ufficiale del Pd. Quella secondo cui Elly Schlein incontra il padre di Ilaria al Nazareno e poi va da Bruno Vespa a dire che il vero obiettivo non è quello di candidarla. Ma che il genitore in questione, quello che minaccia i giornalisti di querele prima ma ancora che parlino, l’avrebbe raggiunta per discutere su come trovare una soluzione per la figlia detenuta. Beh, fessi non siamo. E se questo è l’argomento, il consiglio più accorato a papà e segretaria del Pd è di rivolgersi alla Farnesina, perché è il ministro Antonio Tajani che può fare qualcosa per lei. Al contrario, il tiramolla sulla corsa alle Europee può solo peggiorare le cose. Sia in Ungheria, sia al Nazareno. Dove infatti è partita la rivolta contro la dolce militante ritratta in catene in Ungheria. Immagini che offendono tutti, non le vorremmo vedere né in Ungheria né da noi, così come non vorremmo innocenti in cella, carceri sovraffollate, suicidi di ventenni, gente stipata in un metro quadrato quando per allevare dei polli si deve garantire loro – giustamente – una maggiore metratura. Ma di questo non parlerà nessuno. Perché il gioco è un altro. Il gioco è trovare la testa d’ariete per fare quel repulisti nella classe dirigente del Pd che Elly ambisce a fare. E quella foto di Ilaria Salis è perfetta come simbolo di un Pd che abiura alla sua vecchia classe dirigente, in qualunque modo finisca questa trattativa, un Pd che sta dicendo a voce alta che di quel fardello di onorevoli, presidenti, poltronari vari non sa più che farsene. E sta dicendo pure che la banda del martello, di ‘sti tempi, serve molto più dei riformisti o dei giovani turchi, convince più di tante Serracchiani o Picierno, per non parlare di Boldrini o Soumahoro e la di lui famiglia (in catene pure quella). No, Elly ha trovato la strada. Il sol del suo avvenire sta in prigione in Ungheria.

La cacciatrice di nazisti, per cui papà chiedeva già ieri con tono un po’ impertinente un seggio sicuro, perché non si sa mai, che alla fine non sia meglio la galera che la candidatura con il Pd (non ditelo a Cottarelli). Insomma, il Nazareno ha un nuovo Cristo da portare in giro per le piazze. Virtualmente. Ha il suo martirologio da ostentare. E sta per lanciare la campagna del tempo nuovo. Fra un po’ le fotografie di Ilaria Salis in catene piangeranno, le sue frasi storiche diventeranno un meme e quel martello da borsetta un gadget da bancarella in vendita a 5 euro. Un merchandising di tale portata da far impallidire perfino il penultimo testimonial nei sogni di Elly Schlein, di cui s’è discusso in più di qualche riunione, papà Gino Cecchettin, fresco di libro, ma già caduto in disgrazia dopo l’apparizione sulla scena della vera pasionaria, colei che cestina in un colpo solo tutte le vecchie glorie che stirando il vestito delle grandi occasioni e che sembrano ormai argenteria del secolo scorso. E questo perché l’obiettivo di Elly è duplice. Il primo è mettere in fuorigioco Giuseppe Conte, rubandogli la scena, scippandolo del ruolo di capopopolo. Il secondo è codificare un populismo di sinistra, perché ha capito che il Pd che ha ereditato dai vari Letta, Franceschini, Gentiloni è roba da pizzicotti per non sbadigliare. E così è cominciata la vera guerra, che non è affatto una guerra contro Giorgia Meloni, ma piuttosto una scalata per trovarsi – dopo le Europee – a restare l’ultima leader di opposizione in piedi di fronte alla premier, che piaccia o no è il primo leader della terza repubblica italiana.

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