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Vincenzo De Luca ha bisogno dei neuroni specchio

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Domenico Giordano
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È arrivato il momento di chiedere aiuto ai neuroni specchio Vincenzo De Luca per evitargli di perpetuare nell’errore e di dover affrontare altre inutili crisi di reputazione che non giovano affatto al presidente della Campania. I neuroni specchio si attivano quando osserviamo, e di conseguenza ascoltiamo, un nostro simile compiere un gesto particolare, così nel nostro cervello si accendono nel momento in cui siamo noi a compiere quella stessa azione. In poche parole, è grazie ai neuroni specchio che impariamo osservando gli altri e riusciamo a capire in pochi secondi le intenzioni di chi ci sta davanti. Allora, proviamo a fare questo esperimento che poi tanto bizzarro non è: mettere De Luca nei panni dei suoi nemici, di coloro che in questi anni sono stati destinatari indifesi del suo sarcasmo al vetriolo e della sua violenza verbale, per fargli sentire empaticamente quanto ferite, e quanto profonde esse possano essere, lasciano le sue randellate verbali.

 

 

Per riuscire nell’intento confesso che ho rubato al vocabolario incarognito dell’ex sindaco di Salerno solo alcune, purtroppo il repertorio è vasto ed eterogeneo, delle sue espressioni più identitarie che si adattano perfettamente a un contro-racconto di quanto accaduto l’altro giorno nella capitale tra Piazza Santi Apostoli, Via del Corso e Piazza Colonna. Si comincia con due evergreen ripetuti più e più volte in questi anni: bestia e cafone, sono i due sostantivi che possiamo utilizzare a ragione veduta per censurare quella «stronza» rivolta al presidente del Consiglio e ripreso nel fuori onda. Ma, altrettanto, al posto di questi primi due, potremmo anche scegliere un altro celeberrimo trittico deluchiano: imbecille, farabutto e infame, sempre per biasimare quell’espressione infelice. Così come, lo stesso De Luca senza rendersene troppo conto, l’altra mattina, mentre provava a forzare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine o quando si è fatto fotografare mentre citofonava a Palazzo Chigi, è caduto nella trappola di quel pulcinellismo, di quel folklore, o peggio ancora, di quel cialtronismo che tante volte e a giusta ragione egli stesso ha condannato nei suoi monologhi del venerdì pomeriggio. Insomma, nel rivedere i tanti video postati e ripostati sui social ci sono stati diversi momenti in cui il presidente è andato forse a capocchia, in cui a vederlo correre in soccorso del corteo di sindaci e amministratori fermato dalla polizia qualcuno poteva domandarsi non so che cosa abbia fumato negli ultimi tempi, come lui stesso ebbe a dire nel 2015 riferendosi all’onorevole Mara Carfagna.

 

 

Ecco, purtroppo rivendendosi allo specchio De Luca forse ha capito di esser stato anche lui uno sfessato, una pippa, anzi una mezza pippa, un somaro, un irresponsabile e uno scemo quando si è lasciato andare a quell’offesa gratuita, che ha finito purtroppo per mangiarsi la protesta e anche le ragioni politiche della manifestazione. Una volgarità irresponsabile che ha svuotato il senso delle rivendicazioni contro il progetto dell’autonomia differenziata. Eppure, per accreditarsi quale unico leader Meridione, a Vincenzo De Luca sarebbe bastato rammentare quanto egli stesso diceva qualche anno fa, eravamo nel 2018, «io sono del partito della buona educazione. È un partito sempre moderno, anche se ci sono settori dell’opinione pubblica che ritengono sia una cosa antica, da superare». Una buona educazione del tutto spazzata via.

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