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Non basta una piazza a far politica: ai sindacati mancano le idee

Santi Bailor
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La piazza e il palazzo. Quante volte nel secolo scorso (ma anche nell’attuale) abbiamo sentito ragionare di questa diatriba, un’eterna contesa fra politica e populismo. Le piazze, ovviamente, non sono mai tutte uguali. Anzi, hanno a che fare con le epoche che le vedono in scena e con le opposizioni del momento. Ieri, a Bologna, i sindacati e una parte della sinistra (c’era Elly Schlein, leader del Pd) sono andati in piazza. Governa il centrodestra, che ha appena annunciato le sue misure economiche su tasse e cuneo fiscale. Ma è davvero la piazza la risposta adatta ai tempi? Dopo gli anni del dagli grillino alla casta, la piazza pare aver perso - anche con la sconfitta del grillismo - il suo valore di novità. Sa di facile risposta politica ma soprattutto dà l’impressione di appartenere al secolo scorso. Ai sindacati e alla sinistra non piacciono le ricette economiche del centrodestra? Non serve gridarlo in piazza ma semmai presentare proposte alternative e concrete a quelle messe in cantiere dal governo.

 

 

Fra l’altro, con l’apertura nei giorni scorsi del confronto sulle riforme istituzionali, il centrodestra ha mostrato di avere le idee chiare ma anche di aprirsi alla dialettica. Tornare al manicheismo politico - anche per questa ragione - non è una gran ricetta e la sinistra e i sindacati anziché manifestare (pur restando liberi di farlo) dovrebbero puntare alla concretezza. Cosa farebbero loro per lasciare più soldi in busta paga ai lavoratori? Per ridurre una pressione fiscale altissima? Per innescare un meccanismo virtuoso nei consumi? Il linguaggio della retorica - e la piazza è una forma di retorica - è certamente facile ma resta una scorciatoia politica. Alla fine della quale non c’è il sol dell’avvenire ma semmai la solita giornata passata a dire che il governo sta sbagliando. Più che opposizione, divagazione.

 

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