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Def, la maggioranza utilizzi il primo incidente per voltare pagina

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Indenne e per alcuni versi rafforzata dal primo round delle nomine con il passo indietro del presidente Meloni sulla governance dell’Enel; con qualche increspatura all’appuntamento simbolico con lo scostamento di bilancio, bocciato ieri dalla Camera. Nelle prossime ore comprenderemo se quanto è accaduto in Parlamento possa essere qualificato come un segnale debole, una situazione embrionale che deve essere affrontata e risolta senza indugi, oppure può diventare la spia di qualcosa di più profondo, sul quale invece la maggioranza di governo dovrà riflettere con maggiore attenzione soprattutto ora che è necessario aprire una forte negoziazione con la Ue sul Pnrr, sui principi di revisione del Patto di Stabilità e sull’applicazione del Mes, ancora gravato da oggettive e rigorose condizionalità.

 

Lo scostamento di bilancio è una variazione degli obiettivi di finanza pubblica rispetto a quelli definiti in sede di approvazione del bilancio dello Stato, cioè con i saldi della manovra. Gli scostamenti, che rappresentano un cambiamento rispetto alla situazione cosiddetta tendenziale o a legislazione vigente, possono essere definiti ad aprile nel Documento di economia e finanza e ad ottobre nella Nota di aggiornamento al Def, in cui sono fissati i parametri dell'anno successivo. In alcuni casi, come per esempio durante l’emergenza Covid, lo scostamento è stato deciso anche nel corso dell’anno per consentire provvedimenti d'urgenza. Lo scostamento libera, infatti, dello spazio per misure di politica economica utilizzando la leva del deficit. Ma proprio per questo, ampliando l’indebitamento ed allontanandosi solitamente dagli obiettivi di rientro di medio termine fissati dal Patto di stabilità, per utilizzare quegli spazi il governo deve chiedere un'autorizzazione al Parlamento.

 

Il Def prevede per quest'anno uno scostamento del deficit dal 4,35% tendenziale a legislazione vigente al 4,5% programmatico. Tradotto in risorse, si tratta di circa 3-4 miliardi che il governo vuole destinare al taglio del cuneo fiscale. Per il 2024 è invece già prevista una variazione dal 3,5% tendenziale al 3,7% programmatico. In questo caso 4-5 miliardi che saranno utilizzati ancora per il taglio delle tasse. La bocciatura mette a rischio l’approvazione del Decreto lavoro atteso simbolicamente in Consiglio dei Ministri proprio il primo maggio per tagliare il cuneo fiscale, e sul quale il presidente Meloni aveva investito in modo significativo per dare un chiaro segnale non solo alle imprese ma anche ai sindacati, che si erano detti contrari solo alcune settimane fa alla riforma del fisco. I segnali deboli sono fondamentali nelle organizzazioni per comprendere in che modo attivarsi per sostenere e promuovere doverosi correttivi. La maggioranza faccia tesoro di questi principi e utilizzi il primo incidente per voltare subito pagina.

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