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Sanremo2023, il giudizio di Paragone: “Ecco perché stavolta Chiara Ferragni mi è piaciuta”

Gianluigi Paragone
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Non amo particolarmente Chiara Ferragni. Confesso che non capisco le ragioni del successo, però vedo che ne ha parecchio e allora non vorrei che fosse anche invidia. È un brand di successo, lei e il suo compagno. I due sono ovunque. Lei, poi, straborda: persino sui pacchetti di gomme da masticare. Insomma, funziona. E se tutti la vogliono vuol dire che c’è domanda di Chiara Ferragni. Com’è noto il suo successo poggia sulla capacità, tutt’altro che comune, di sfruttare le potenzialità dei social. È una influencer di successo. Fa soldi. Gioca con la propria immagine. È seguita soprattutto tra gli adolescenti. La sua performance nella serata inaugurale di Sanremo è stata commentata da tanti, specie per bocciarla: capita quando si è al top. Ovviamente tra i detrattori c’è la solita Selvaggia Lucarelli, che forse vorrebbe essere un po’ Chiara Ferragni ma non le riesce. Pertanto ha affondato i suoi artigli nella carne viva di questa ragazza di successo.

 

 

Era la prima volta che ascoltavo l’influencer ed ero parecchio prevenuto. Oggi avrei avuto minori difficoltà a scrivere il solito commento: brava lei a fare la morale coi soldi; brava lei a scrivere «Pensati Libera» con indosso un vestito costosissimo; brava lei che fa la morale dei compagni col portafogli pieno; brava lei che fa i soldi mostrando i figli ogni due per tre; e cose di questo tipo. Ci potrebbe essere anche del vero, però poi mi domando: ha rubato? No. Fa i soldi spacciando droga o vendendo armi? No. Dice delle cose, si assume la sua responsabilità e tira dritto godendo della capacità dei Ferragnez a spaccare in due la platea. Dunque? Tappiamo loro la bocca perché ricchi o perché la pensano diversamente? Scordatevelo da uno come me. Il suo monologo, onestamente, è stato un monologo dove non ho trovato parole fuori posto. Non una. Ha raccontato la sua storia e lo ha fatto indossando un vestito «nude look», che in una società dove si ostenta tutto per fare scalpore senza riuscirci (davvero ci scandalizziamo per un paio di zizze al vento? Ma dai, per piacere...), mi ha persino mosso un sentimento di vicinanza. Correrò il rischio di essere sessista e maschilista e forse sarò frainteso, però in quel corpo che lei ha ostentato - come spesso fa nei suoi post - ho trovato fragilità, ho trovato il senso proprio dell’espressione «mettersi a nudo».

 

 

Lei raccontava e intanto le telecamere non nascondevano quelle imperfezioni di un corpo che diventava una fionda per parole usate come pietre che raccoglieva da terra, cioè dalla sua infanzia. Ha raccontato se stessa con la forza di chi ce l’ha fatta ma dentro sente la fragilità del successo. E ne sente il peso. Essere influencer, essere cioè una persona in grado di indicare una strada, giusta o sbagliata, e farlo ponendosi delle domande, credo che sia segno di responsabilità. Ebbene, io penso che al netto di tutte le critiche e di tutti i pregiudizi, di tutti i commenti - per lo più scontati -, se Chiara Ferragni è riuscita a parlare e a infondere un po’ di sicurezza a tante ragazze che hanno problemi col loro corpo, perché non lo accettano, credo che abbia vinto. E ci abbia aiutato. O ha fatto con quel corpo dove non c’era traccia di silicone. Quanta fatica fanno i genitori a comunicare con figli chiusi nel loro mondo? Sento di tanti ragazzi con disturbi dell’alimentazione, sento di tanti adolescenti che si tuffano nei dirupo dell’alcol pesante senza sapere (anche fregandose) dei danni al fegato che ne deriveranno, sento di tanti problemi che per quanto siano una costante di ogni generazione, oggi hanno una tale velocità che è difficile da decodificare. Un tempo i genitori non volevano essere amici dei figli, né si atteggiavano a un giovanilismo spesso gonfiato a botte di botulino. Oggi è l’opposto con effetti deleteri. Pertanto se Chiara Ferragni ieri è riuscita a parlare al suo pubblico di giovani e «influenzarli» a superare le loro paure, le loro ansie, mi faccio andar bene pure un mondo che non capisco. E le dico persino grazie, perché ieri mi è proprio piaciuta.

 

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