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Superare lo Spid? Non è un'eresia: servirà a offrirci più servizi

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Riccardo Mazzoni
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La crociata in corso per difendere lo Spid, accusando il governo di luddismo per volerlo sostituire con la carta d'identità elettronica è quantomeno esagerata, se non surreale. È vero che ormai sono più di 33 milioni gli italiani che lo utilizzano, ma questo non significa che si tratti di uno strumento che ha pienamente centrato l'obiettivo di semplificare i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini, la maggioranza dei quali, anzi, alla prova dei fatti lo ha percepito come il proseguimento digitale delle antiche ottusità burocratiche.

Lo Spid è nato col nobile proposito di consentire a ogni italiano di creare una propria identità digitale attraverso cui accedere ai numerosi servizi erogati dalla pubblica amministrazione nazionale e dai privati convenzionati, ma il sistema si è rivelato molto complesso, sia per la farraginosità del procedimento iniziale che per i troppi rallentamenti applicativi. Parlare di fallimento sarebbe eccessivo, ma la valanga di critiche piovute sulla pagina Spid di Facebook nei confronti del servizio reso da Poste Italiane è emblematico di una diffusa difficoltà di accesso che non può essere attribuita solo all'analfabetismo digitale della componente anziana della popolazione. Basta scorrere l'elenco delle doglianze in rete per rendersi conto del malfunzionamento del sistema: «Buonasera a tutti, ho Spid con Poste. Pare che io abbia finito gli accessi, ho però urgenza di entrare in un sito della PA. Ho provato con l'app Posteid inquadrando il qr code ma mi dice ugualmente che non posso accedere. Perché, esiste un limite agli accessi?? Grazie a chi mi risponderà». Oppure: «È già la seconda volta che ricevo sul mio indirizzo mail una comunicazione in cui mi si informa che la password associata alla mia identità digitale sta per scadere. Ma quando mi è stata fornita non mi è stato detto che sarebbe stato necessario rinnovarla. Ora non vorrei essere vittima di una truffa. Grazie se qualcuno è in grado di darmi qualche informazione più attendibile...».

E ancora: «Uso da anni lo Spid di Poste. In questo mese risultano esauriti per me gli sms; ho scaricato la app Posteid ma non va assolutamente. Il codice non è riconosciuto, lo cambio, continua a non essere riconosciuto, disinstallo la app, la reinstallo il problema persiste...frustrazione infinita...credo debba cambiare gestore».

Insomma, problemi a valanga, con migliaia di testimonianze che descrivono l'attivazione dello Spid come un'autentica odissea, tra tentativi individuali andati a vuoto, code inutili alle tabaccherie e ricorso finale, non sempre riuscito, all'aiuto di un esperto. Ipotizzare un'alternativa non è dunque un'eresia, ma dall'indignazione veicolata dalla grande stampa e dalla sinistra pare proprio che lo Spid sia diventato, più che una conquista tecnologica, un simbolo del politicamente corretto messo a rischio dalla destra reazionaria.

Eppure già ora sono molti i siti che consentono l'accesso ai servizi non solo attraverso lo Spid, ma anche con la carta d'identità elettronica posseduta ormai da 31 milioni di italiani - che potrebbe diventare il documento unico per l'accesso ai servizi in rete. Butti, sottosegretario all'Innovazione tecnologica, ha specificato che il governo non vuol affatto eliminare l'identità digitale, ma averne soltanto una, nazionale e gestita dallo Stato. Aggiungendo che il passaggio da Spid a Cie dovrà essere necessariamente gestito a livello europeo: l'Ue punta infatti a mettere a disposizione di cittadini e imprese la digital identity vallet, un sistema di riconoscimento - operativo da settembre 2023 - che darà la possibilità di archiviare e utilizzare i dati legati all'identità digitale «per l'accesso a un set di servizi ampio e diversificato».

Il percorso delineato dal governo italiano si inserisce in questa prospettiva, e il primo step sarà la semplificazione della Cie per consentirne il rilascio da remoto, a costo zero e in 24 ore. Sarebbe una piccola grande rivoluzione a beneficio soprattutto dei cittadini. Altro che retromarcia di stampo luddista. 

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