Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Benvenuti a Pauropolis

Marcello Veneziani
  • a
  • a
  • a

Benvenuti nel Tempo della Paura e nel Paese degli Impauriti. Se c'è una cosa che anima il discorso pubblico, che fa parlare e agitare le persone, di solito chiuse nel loro clan o nella loro solitudine, è la paura. È una paura assoluta e trasversale, che colpisce ogni ambito di vita, le strade, i locali pubblici, la politica, gli ospedali e i tribunali, i media. La paura è la protagonista assoluta. La violenza, il terrorismo, il terremoto, la rapina in casa o per strada; e poi la paura del collasso economico, paura della nuova povertà (alle vecchie povertà si è in fondo abituati), paura dei veleni in cucina e nell'ambiente, paura del contagio e del male oscuro, paura di incidenti e disgrazie collettive, paura degli immigrati, dei rom, dei centri sociali, degli antagonisti, paura dei populisti e perfino di fantomatici e risorgenti nazi-razzisti... Paura di tutto e tutti. Eppure le statistiche ci dicono che in assoluto non viviamo in una società violenta, altre epoche e altre società sono assai più cruente e più pericolose, gli atti terroristici sono rarissimi e colpiscono finora altri paesi e comunque non più di un cittadino ogni milione d'abitanti, ma anche gli atti di violenza non sono poi così diffusi e anche se si uccide una persona al giorno la percentuale è di gran lunga inferiore agli incidenti, ai suicidi, o ad altre morti statisticamente ricorrenti. Abbiamo sostituito alla realtà la percezione della realtà; non conta quanto caldo o quanto freddo realmente misura il termometro, quel che conta è la nostra percezione. Viviamo un'epoca soggettiva, impressionistica, emotiva, che non a caso promette agli utenti emozioni, percorsi emozionali, film, libri, serate che vi emozioneranno. Tutto questo non è che il rovescio della paura. Viviamo nella società della paura e costruiamo il consenso politico ma anche le nostre case e la nostra vita sulla base della paura. Forse aveva ragione il vecchio Hobbes che la paura fonda gli Stati, ma non riusciamo a provare a livello pubblico sentimenti positivi o ambizioni costruttive; ci unisce solo la rabbia, il disprezzo e la paura, vera regina dei popoli. Viviamo in una società di codardi, che vivono barricati nella loro sicurezza e temono ogni eventuale esposizione al rischio, una società spaventata che non a caso è anche una società popolata da anziani e ancor più da anziane. Una società vigliacca che ha paura anche della propria ombra... No, non cerchiamo i colpevoli perché è un meccanismo, un processo generato da più cause, non diamo la colpa nemmeno a chi vive nella paura. Qualche colpa semmai ce l'ha chi vi specula, come gli imprenditori della paura. Per il resto abbiamo smesso di osare, di tentare nuove imprese, di rimetterci in gioco e ci spaventa ogni rischio di insicurezza. E se ripensassimo la vita pubblica all'insegna del noi, dell'appartenenza, del vivere comune anziché sempre e solo per paura? Le società non reggono sulla paura ma si sfasciano. Come vediamo sotto i nostri occhi. Abbandoniamo Pauropolis.

Dai blog