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Il colpo e la rivolta

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Quindici milioni di atleti pronti a mobilitarsi. E occhio a cosa avrà da dire il Cio...

Luigi Bisignani
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Caro direttore, la rivolta verso questo governo potrà nascere dal mondo dello sport dopo che, con un atto a cui - questa volta è il caso di dirlo - solo il fascismo era arrivato, si è deciso di togliere l'autonomia al Coni, condannandolo così a diventare un carrozzone lottizzato come la Rai, senza neppure una commissione parlamentare di vigilanza che controlli. A farmi aprire gli occhi su questo “colpo con destrezza”, che sposta dal Coni ad una Spa gestita da palazzo Chigi la distribuzione di 370 milioni di euro l'anno, un sogno che ho fatto ieri. E provo a raccontartelo. In Paradiso Alcide De Gasperi, con gli occhiali dalla montatura tonda, il maglione grigio con la zip, i calzettoni verdi, appena finita una partita a bocce con Luigi Einaudi, aveva incrociato Giulio Andreotti che con il solito pullover blu a doppio petto chiacchierava con Stefano Andreani, suo storico portavoce da poco arrivato ma subito perfettamente inserito, che gli spiegava i dettagli della mostra fotografica che si sta allestendo per celebrare il centenario della sua nascita. De Gasperi: «Giulio, hai sentito che quel Giorgetti, tuo successore come Sottosegretario, ha commissariato praticamente il Coni, vanificando tutti i nostri sforzi di allora quando ci battemmo per la sua autonomia dopo il famigerato ventennio?». Andreotti: «Presidente, non me ne parli. Da Giorgetti, uomo di sport, portiere da giovane di una squadra di calcio, tifoso addirittura da quando aveva 10 anni dei Saints, gli inglesi del Southampton che segue in trasferta, non me lo sarei mai aspettato». DG: «Ma tu che sai sempre tutto dei retroscena di Palazzo Chigi, come te lo spieghi?». A: «Enzo, uno dei miei commessi che mi convinse ad attrezzare una mini cucinetta accanto alla sala del Consiglio dei Ministri, mi ha detto che il Sottosegretario non ne può più di molti suoi colleghi e che forse l'hanno costretto, finendo per fare una brutta figura con il Presidente del Coni Giovanni Malagò, rimasto all'oscuro di questo blitz. Giorgetti, a parte questa scivolata che presenta aspetti di incostituzionalità, è persona perbene. Miglio mi diceva che era un giovane sul quale puntare». DG: «Ti ricordi che battaglia per rendere autonomo il Coni che avremmo addirittura dovuto sciogliere dopo il ventennio?». A: “Se rammenta, Presidente, con il Pci ci aiutò molto Adriano Ossicini e con i socialisti Pietro Nenni, amico allora di Giulio Onesti che era il commissario. La difficoltà maggiore fu l'equilibrio finanziario». DG: «Caro Andreotti, fu davvero diabolica, e non te la prendere per questo acccostamento visto dove ci troviamo, la tua idea di coinvolgere il Totocalcio e girare il provento delle scommesse allo sviluppo dello sport». A: «Sì certo. E non solo del calcio, fonte sempre di polemiche e prime donne, ma soprattutto di tutte quelle Federazioni più piccole che hanno fatto la storia dello sport italiano arricchendo il nostro medagliere olimpico». DG: «Questa nuova società “Sport e Salute”, come l'hanno battezzata, a parte le dichiarazioni di facciata, ucciderà lo sport dilettantistico». A: «L'opposto di quello che aveva fatto Lei, Presidente de Gasperi, quando nel 1946 fondò il Centro Nazionale Sportivo Libertas con l'obiettivo di restituire al Paese, attraverso lo sport, luoghi di intrattenimento sociale». A quel punto fece irruzione su una minicar elettrica, con batteria autoricaricabile giapponese, Francesco Cossiga che li prese in giro ed emise la sua sentenza: «Onorevoli Presidenti, illustri Eccellenze, parlate sempre del passato. Ad atto di guerra si risponde con atto di guerra». «E cioè?», chiesero all'unisono De Gasperi e Andreotti, sempre basiti dalle uscite del picconatore. Rispose Cossiga: «Nella riunione del Consiglio e della Giunta del CONI del 15 novembre il caro Giovannino, tifosissimo come te Giulio e il facente funzione Premier Conte della Roma, dovrebbe mobilitare i 15 milioni di atleti tesserati per mandare a casa questi arruffoni. E se non se ne vanno a casa, almeno negoziare sui nuovi manager di “Sport e Salute” affinché siano condivisi e non dei Signor Nessuno, amici degli amici, come stanno mettendo ovunque». E se ne andò con una sgommata. De profundis quindi anche per le Olimpiadi dal momento che il Cio non permette che i Comitati Olimpici nazionali siano controllati da società statali.

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