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Vietato urinare e sputare in piscina: la Regione Lazio lo deve scrivere

Gente in piscina

Nell'ordinanza detta i limiti di spazi e comportamenti

Alessandro Austini
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Non si può sputare in piscina. E nemmeno fare pipì. Regole ovvie per qualsiasi persona educata e civile, ma la Regione Lazio, al tempo del coronavirus, è costretto a scriverle nero su bianco ricordando le "consuete norme di sicurezza igienica". Nell'ordinanza contenente le linee guida da seguire dopo il lockdown si legge che "è vietato sputare, soffiarsi il naso, urinare in acqua". E si ricorda ai genitori di bambini molto piccoli "di far indossare loro i pannolini contenitivi". La Regione Lazio, adeguandosi alle decisioni del governo, ha elencato un'altra serie di disposizioni da applicare "alle piscine pubbliche, alle piscine finalizzate a gioco acquatico e ad uso collettivo inserite in strutture già adibite in via principale ad altre attività ricettive (es. pubblici esercizi, agrituristiche, camping, etc.). Sono escluse le piscine ad usi speciali di cura, di riabilitazione e termale, e quelle alimentate ad acqua di mare".   Come regolare le distanze in piscina? "La densità di affollamento nelle aree solarium e verdi - si legge ancora nell'ordinanza - è calcolata con un indice di non meno di 7 mq di superficie di calpestio a persona. La densità di affollamento in vasca è calcolata con un indice di 7 mq di superficie di acqua a persona. Il gestore pertanto è tenuto, in ragione delle aree a disposizioni, a calcolare e a gestire le entrate dei frequentatori nell'impianto". Inoltre bisogna "regolamentare la disposizione delle attrezzature (sedie a sdraio, lettino) attraverso percorsi dedicati in modo da garantire il distanziamento sociale di almeno 1,5 m tra persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare o conviventi". Insomma anche per farsi una nuotata e prendere un po' di sole in città bisogna adattarsi alle regole della fase-2. Tra distanze, divieti e regole di buon costume che, adesso, sono ancora più chiare.

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