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Manovra invotabile. Approvata

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Ok della Camera. Malumori in maggioranza per un provvedimento scritto male e con errori tecnici

Pierpaolo La Rosa
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Un via libera accompagnato da polemiche, quello avvenuto ieri alla Camera, sulla questione di fiducia posta dal governo sulla manovra economica. 334 sì, 232 no e 4 astenuti, l'esito della votazione. Diversi, però, i malumori, soprattutto all'interno del Movimento cinque stelle, per un provvedimento arrivato blindato dal Senato, senza la possibilità di apportare modifiche. Un testo ritenuto da alcuni parlamentari pentastellati di difficile comprensione, scritto in fretta e furia, pure rimaneggiato più volte, che presenterebbe addirittura degli errori tecnici. Un disagio testimoniato ad esempio dalla presa di posizione di Nunzio Angiola: «Come preannunciato nei giorni scorsi, per diversi rilevanti e meditati motivi a voi noti», scrive su Facebook il deputato del M5s, «oggi ho confermato - ma il giudizio resta comunque sospeso - la mia fiducia al presidente Conte, ma non ho votato la legge di Bilancio, assumendomi la responsabilità di un comportamento che potrebbe sembrare contraddittorio, vista l'importanza che la legge di Bilancio riveste come fondamentale documento di tipo politico, ma per me non lo è assolutamente». Critico anche il collega a Montecitorio Gianluca Rospi: «Per la prima volta, con rammarico - osserva sempre sui social - ho votato in dissenso dal mio gruppo. Impedire di potersi esprimere sulla legge di Bilancio è un campanello d'allarme per la perdita della democrazia che poco ha a che vedere con i valori della nostra Costituzione. L'Italia necessita di cambiamenti radicali, di innovazione nelle politiche del lavoro, di una visione più sostenibile e umana dell'economia interna, ma soprattutto politica a lungo termine. L'anno appena passato non ha prodotto la crescita stimata e con le misure presenti in questa manovra non credo si possa sperare in un futuro migliore. E per questo, pur confermando la mia fiducia al governo e in attesa del rilancio dell'agenda di programma del presidente Conte per il 2020, non ho votato il provvedimento oggi in discussione». A tutto questo si deve aggiungere la mancata partecipazione alla votazione sulla fiducia - almeno secondo i tabulati disponibili - di quattro parlamentari grillini come Michele Gubitosa, Alessandra Ermellino, Stefania Mammì e Giorgio Trizzino. Dal canto loro, anche le opposizioni sono andate su tutte le furie per la compressione dei tempi. «Quando questo governo è stato fatto - ha attaccato nel suo intervento in Aula il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni - alle proteste nostre e di tanti italiani è stato risposto che è la democrazia parlamentare, bellezza. Ma, di grazia, posso chiedere dov'è la democrazia parlamentare nel momento in cui il Parlamento non può discutere la legge di Bilancio?». La leader di FdI ed altri esponenti del suo partito si sono, poi, resi protagonisti di un flash mob, davanti all'ingresso della Camera, mostrando uno striscione con su scritto: «Legge di Bilancio senza discussione. M5s parlava di rivoluzione. Ora pensa solo a mangiare il panettone». Sul piede di guerra anche la Lega: «È una legge mancia, chiaramente incostituzionale», afferma il presidente della commissione Bilancio, Claudio Borghi. Per il capogruppo di Forza Italia, Mariastella Gelmini, «impedire a questa Assemblea legislativa di poter emendare, modificare, rivedere una manovra completamente sbagliata, è un atto contro la democrazia».

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