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Troppi Facebook down. Perché Zuckerberg non dice niente?

Pochi giorni fa ennesima falla nelle procedure di sicurezza

Daniela Cursi
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L'azienda di Mark Zuckerberg aveva assicurato una piena risoluzione del problema dopo che, il 28 settembre, un attacco hacker aveva sloggato 50 milioni di utenti, tra europei e statunitensi, per poi determinare il reset precauzionale da parte di Facebook, con conseguente disconnessione di altri 40 milioni di utenti. "Abbiamo risolto il problema - aveva scritto Mark Zuckerberg - ma non sappiamo ancora se gli account sono stati utilizzati in modo improprio”. Poi un altro attacco, questa volta il 20 novembre, ha fatto vacillare la credibilità del colosso social, che non ha protetto la gestione delle informazioni sensibili da parte dei legittimi proprietario, ovvero dei suoi utenti. Altri log-out, altri profili sottratti. Non vi è contezza relativamente al numero degli utenti esiliati forzatamente dopo questo secondo attacco hacker. Lo stesso vale per quella che, segnata il 5 dicembre, si è rivelata un'ennesima giornata nera per Facebook, dopo il 28 settembre e il 20 novembre. E' tornato su twitter l'hashtag #facebookdown, risultato tra quelli di maggiore tendenza. In poche parole, molti utenti europei - italiani compresi - sono stati “buttati fuori” dal noto social perdendo la gestione del proprio account. La maggior parte si è trovata ad avere negato improvvisamente l'accesso alla piattaforma, che non riconosceva più il codice d'accesso, chiedeva di reimpostare la password per poi rifiutare nuovamente il Log In. A nulla sono valsi i codici di sicurezza forniti dalla procedura di sicurezza. Ancora nessuna informazione su cosa sia successo. L'esilio da Facebook, per molti, è ancora permanente. I loro profili esistono, sospesi all'interno della piattaforma, in attesa di tornare in possesso del legittimo proprietario. Nessuna dichiarazione da parte di Zuckerberg. Secondo Downdetector, sito che traccia gli inconvenienti sulle maggiori piattaforme online, a oltre due ore dall'inizio degli inconvenienti, i problemi sono tutt'altro che risolti: si stanno riscontrando sia su app che tramite mobile e versione web. Appare chiara la contemplazione del General Data Protection Regulation (GDPR), secondo il quale, “Il titolare del trattamento dei dati avrà l'obbligo legale di rendere note le fughe di dati all'autorità nazionale e di comunicarle entro 72 ore da quando ne è venuto a conoscenza. I resoconti delle fughe di dati non sono soggetti ad alcuno standard "de minimis" e debbono essere riferite all'autorità sovrintendente non appena se ne viene a conoscenza e comunque entro 72 ore. In alcune situazioni le persone di cui sono stati sottratti i dati dovranno essere avvertite”. Questo è il riferimento (cd Data Breach, art. 33 e art. 34) che si potrebbe rivelare utile per tutti coloro che sono stati sloggati dal Social Network, sempre che di fuga di dati si tratti.

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