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Un «assistente virtuale» per amico

Da Jarvis a Ear, da Google a Cortana: così le «voci guida» vogliono accompagnarci 24 ore su 24

Davide Di Santo
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Dai re ai pedoni, tutti i pezzi che popolano la grande scacchiera della tecnologia di consumo sembrano giocare la stessa partita: quella dell'assistenza vocale «totale», delle macchine che si rapportano con noi, che conoscono le nostre abitudini e rispondono a domande e richieste di aiuto. Un antipasto del gran banchetto dell'intelligenza artificiale che tra robot domestici e androidi da compagnia si sta allestendo dentro i dipartimenti Research & Development dell'hi-tech. Alla base c'è la tendenza fotografata da big delle reti come Ericsson: forse siamo davvero pronti a dire addio alla centralità dello schermo nell'interazione con le macchine, la tecnologia da liquida diventa immateriale, da visiva ad acustica. Da scritta a colloquiale. Quasi come nel film «Her» di Spike Jonze, in cui Joaquin Phoenix si innamorava di un sofisticato algoritmo con la voce di Scarlett Johansson. Tra le ultime novità ci sono gli occhiali Radar Pace di Oakley nati dalla collaborazione tra Luxottica e Intel: rilevano i parametri fisici e guidano l'utente nell'allenamento attraverso le cuffiette incorporate. E soprattutto Xperia Ear (preordine a 199 euro), un auricolare che ricorda appuntamenti, fornisce previsioni meteo, indicazioni stradali e notizie. Attraverso l'app dedicata e i sensori dello smartphone, che capiscono quando l'auricolare viene indossato, l'utente può interloquire con un ambiente simile a quello di Siri e Cortana. Proprio quest'ultima, la «voce guida» di Microsoft, potrebbe avere uno sviluppo significativo nel riconoscimento vocale. Negli ultimi test Switchboard fatti da Redmond il tasso di errore è sceso a meno di sei parole su cento, lo stesso di una normale conversazione tra umani. Lo sviluppo del settore fa leva sullo studio delle reti neurali e dei linguaggi naturali e la concorrenza tra le intelligenze a portata di smartphone è destinata a trasformarsi nei prossimi anni in una sorta di selezione naturale. Dopo il lancio di Google Assistant, la casa di Mountain View sta premendo l'acceleratore del suo progetto di AI, DeepMind, e sta lavorando per migliorare la risoluzione dei problemi. Il fermento è quello delle grandi occasioni della storia recente dell'hi-tech, con Samsung che ha acquisito Viv, l'azienda che ha creato Siri per Apple. Proprio Cupertino ha fatto shopping di decine di start-up specializzate nel settore. Mark Zuckerberg sta sviluppando l'assistente personale Jarvis - come quello di «Iron Man» - e Robert Downey Junior si è già offerto di prestargli la voce. Google, invece, starebbe contattando comici e attori brillanti per dare un po' di brio alle conversazioni col maggiordomo virtuale. In assenza del fascino di Scarlett Johansson, si spera almeno che l'assistente virtuale conosca qualche buona storiella.

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