Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Sinti chi parla

Gli intelligentoni di sinistra insultano milioni di italiani

Gian Marco Chiocci
  • a
  • a
  • a

Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. La pensava così Oriana Fallaci, scrittrice di sinistra da milioni di lettori, nelle sue intemerate contro la deriva islamica e l'inizio della fine della civiltà d'occidente. La pensa così oggi Matteo Salvini, politico non di sinistra da milioni di elettori (nei sondaggi il suo è diventato il primo partito) nella lotta quotidiana al politicamente corretto in tema di clandestini ed ora di campi rom. Che ha combinato stavolta il novello Hitler padano? Cos'ha detto di tanto grave da meritare una così eccelsa quantità di insulti, minacce di morte, ammonimenti, accuse di razzismo? Ha detto quello che dicono tutti, anche in quella sinistra salottiera e radical chic così lontana dai bisogni veri della gente. Ha detto pari pari quel che disse la giunta progressista e illuminata del professor Pisapia nel 2012, e cioè che bisognava fare un «censimento dei nuclei familiari delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti presenti a Milano» per «contrastare irregolarità e illegalità». Che poi guarda il caso è proprio la stessa identica cosa che voleva fare Salvini, ovvero mettere ordine in quel ricettacolo di delinquenza, in quella giungla d'impunità, in quella terra di nessuno frequentata da fantasmi senza fissa dimora, che sono gli accampamenti degli zingari. Anzi no, scusate, zingari non si può dire sennò mi aprono un procedimento all'Ordine dei giornalisti. Allora diciamo delle baraccopoli (si può dire baraccopoli?) abitate da nomadi (no, nemmeno nomadi si può dire visto che sono stanziali) del popolo «sinti e caminanti» (si, sinti e camminanti siamo autorizzati a dirlo). È lesa maestà chiedere che anche per costoro (non sappiamo più come chiamarli) valga ciò che vale per ogni cittadino italiano? A sinistra sono contenti che «costoro» e i loro figli vivano in condizioni disumane? Credono sia cosa buona e giusta spendere milioni per far studiare i bambini rom, sinti e camminanti quando anziché nelle aule passano giornate in strada ad alleggerire portafogli e borsette? Reputano sacrosanto il dettaglio che pur non lavorando (ufficialmente) e non pagando tasse, ad ogni perquisizione, fra la miseria e la puzza nei campi che Salvini vorrebbe censire, saltano fuori Ferrari, chili d'oro, tonnellate di rame, refurtive d'ogni tipo, armi da guerra? Normali i traffici di droga che vedono nei Casamonica (quelli che hanno minacciato Salvini) una famiglia potentissima e pericolosa? Normale sbattere in cella e rivedere subito fuori gente senza identità con centinaia di alias, bimbe e mamme non fa differenza? Normali tutti quei fumi tossici che si alzano ad ogni ora del giorno e della notte che avvelenano le periferie dimenticate da Dio? Normale costruire enclavi residenziali negate ai nostri terremotati o italiani indigenti? Normale dare loro un alloggio popolare scavalcando chi da anni aspetta pazientemente un tetto? Qualcuno ci dice se tutto questo è normale? Qualcun altro ci spiega come mai certe cose accadono solo in Italia? Anziché prendere di petto i gitani che sbagliano (gitano si potrà scrivere?) qualche anno fa i fichetti de sinistra pensarono d'aver risolto ogni problema vietando l'espressione «zingari» e sostituendola con «rom». Tutto si faceva così più intellettuale, più easy, più peace and love. Tutto era più giusto, perché il reato non era più di chi lo commetteva ma di chi chiamava zingaro il reo. Come denunciava tempo addietro il grande Marcello Veneziani perfino Oliviero Toscani, alla veltroniana maniera, sentì il bisogno di sparare la sua minchiata: «Dovremmo lasciarci affascinare dalla cultura rom. Anche nella persona più triste c'è un desiderio segreto di libertà dai vincoli, dalle convenzioni, dalle appartenenze». E quanti non la pensano così «vogliono che tornino le leggi razziali», e quanti vogliono chiudere quei posti insulsi sbagliano e sono romofobi perché - insisteva il fotografo - quei luoghi affascinanti vanno rimessi a posto coi soldi dei contribuenti. Capite perché noi del Tempo, prima che con Salvini, siamo dalla parte dei 13 comitati di quartiere della Capitale che hanno supplicato aiuto al nuovo ministro dell'Interno? Loro, e tanti come loro in ogni città, dei campi rom non ne possono più. Parlano i fatti, le chiacchiere stanno a zero. Cari intellettuali da strapazzo che tifate Bergoglio e leggete Saviano chiedetevi perché gli italiani stanno sempre più con Salvini e sempre meno con voi, che degli zingari dite quel che pensate veramente solo quando vi svaligiano casa.

Dai blog