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Elezioni, Forza Italia ha perso solo per colpa «loro»

Capetti improvvisati hanno fatto deragliare il Cav

Gian Marco Chiocci
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Il peggior risultato della storia di Forza Italia alle elezioni politiche non è un caso. Poggia su dati di fatto e relative responsabilità che ora si possono, finalmente, rivelare. Assediato da collaboratori e colonnelli che lo hanno totalmente estraniato dal mondo, il Cavaliere si è lasciato gestire da personaggi che di volta in volta si auto decretavano capi improvvisati. Per dettare legge contra personas, per gestire il potere per il potere, per autopromuoversi plenipotenziari sulle liste in danno di candidati potenzialmente vincenti. Insomma per decidere chi doveva vivere, sopravvivere o morire. «Loro» hanno penalizzato mezzo partito e litigato con tutti. È stato un difetto di metodo, bagnato di tracotanza e incompetenza, replicato però anche sulla trattativa per una legge elettorale, su quella della spartizione dei collegi, poi sulle liste, infine sulla comunicazione. «Loro» sono i responsabili unici della dipartita politica di Forza Italia, hanno deciso e imposto l'isolazionismo di Berlusconi, gli hanno tirato la giacca per fargli digerire il Rosatellum, hanno capitanato la delegazione che ha scelto male i collegi da attribuire alla Lega e quelli da tenere per Forza Italia. Sempre «loro» hanno spinto affinché la quarta gamba si presentasse con una lista apparentata anziché trattare su un numero minimo di collegi uninominali da concedergli sotto l'insegna di Forza Italia in cambio di voti centristi naturalmente destinati a Berlusconi e che ora invece, non avendo «Noi con l'Italia» raggiunto il 3%, andranno in maggior parte alla Lega. Loro, e soltanto loro, hanno assemblato liste incomprensibili, con nomi messi e tolti, rimessi e ri-tolti fino all'ultimo minuto dell'ultimo giorno, liste fondate su simpatie e antipatie personali che hanno scatenato la rappresaglia di moltissimi esclusi di peso: «Ci rivediamo nelle urne» è stato il refrain più ascoltato su territori dove la meritocrazia e il ricambio sono stati umiliati con paracadutati senz'arte né parte. «Loro», all'insaputa di Berlusconi, hanno protetto i soliti figuri che, dalla Sicilia (Schifani, sic!) al Veneto, hanno polverizzato il consenso di Forza Italia. «Loro», che stanno alla politica come er monnezza sta alle buone maniere, hanno preteso l'esclusione – in maniera tracotante – di un gentiluomo come Gianni Letta dalla manovra e dalle liste. Un errore madornale. «Loro», soltanto «loro», hanno contraddetto nei fatti quanto promesso a parole dal Cavaliere, che per mesi si era impegnato per rinnovamento e società civile, entrambi non pervenuti a favore delle solite facce, ormai giudicate invotabili, di signorsì, mezzi uomini, segretarie, guardaville, leccaculo. Nessun altro, ma esclusivamente «loro» hanno imposto il black out di Berlusconi nel week end decisivo per le liste. E che dire della controproducente campagna televisiva del Cav portata avanti da «Lor» signori senza un minimo di competenza. Campagna rivelatasi fallimentare e diversa da tutte quelle precedenti, puntate invece su un ficcante rush finale per convincere gli indecisi. Stavolta, invece, i geni improvvisati della comunicazione hanno trasformato la corsa mediatica di Berlusconi in una sbrodolata lunga tre mesi e che alla fine, anziché convincere gli indecisi, ha stufato persino gli elettori di Forza Italia, facendo perdere i consensi inizialmente guadagnati dal Berlusca. Ma la sberla senza precedenti cui «loro» hanno condotto Re Silvio, proprio quando la strada sembrava in discesa, deve non bastare ancora, se l'altra notte, in piena buriana elettorale, è spuntato un comunicato del fantomatico «Coordinamento nazionale di Forza Italia», che non risulta esistere. Tutto fatto in casa, tutto auto decretato da poche persone, preoccupate solo di dire al Cavaliere: «Non si preoccupi, dottore. È tutto ok», mentre invece proteggevano solo se stessi per l'ennesima volta, speriamo l'ultima. A meno che non abbia ragione chi maligna che, in fondo, i più stretti collaboratori di Berlusconi da un pezzo strizzavano l'occhio a Salvini e allora tutto torna. La Seconda Repubblica è morta non tanto per l'exploit dei grillini e la definizione rafforzata del tripolarismo ma perché Berlusconi ha perduto la primazia della coalizione del centrodestra, circostanza mai verificatasi prima, mai nemmeno immaginata, in un quarto di secolo. La lettera monumentale di Bisignani al Tempo di ieri ci racconta questo e altro. Poi ci sarebbe da dire, e tanto, sul disastro del Lazio che ha replicato la figuraccia con la Raggi su Roma. I numeri davano vincente un'altra volta il centrodestra e il centrodestra puntualmente ha perso. Non c'è bisogno di essere dei geni europei per capire che razza di pasticcio si è – ancora una volta - combinato. Nella vecchia Fininvest o Mediaset, a fronte di performance così deprimenti, i responsabili del disastro sarebbero stati depotenziati e messi in condizione di non nuocere. Oggi invece questi nani da giardino fanno carriera sulla pelle di un Gigante della Storia, anziano e stanco, che vorrebbero anzitempo togliersi di torno per spartirsi le spoglie e tirare (loro) a campare. A tutto c'è un limite, anche se stavolta è stato superato.

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