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"Soffrirei se vedessi una jeanseria al posto del salone Margherita", il racconto di Leo Gullotta

Francesco Fredella
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Si racconta senza filtri. Parla del suo passato e di una lunga carriera, iniziata a Catania. Poi l'amore a prima vista con il teatro e il trasferimento a Roma. Indimenticabile il suo contributo al Bagaglino. Leo Gullotta riavvolge il nastro e parla del suo passato. "Vent'anni fa il Bagaglino, successo meraviglioso, sono entrato a casa degli italiani grazie a quello spettacolo. Ma si va avanti. Negli ultimi anni di televisione forse qualche passo indietro è stato fatto dal punto di vista dell'intrattenimento in generale", dice Leo Gullotta ospite di Trends & Celebrities su RTL 102.5 News. "I programmi giornalistici, invece, hanno fatto passi in avanti".

Ora Gullotta è in giro per la promozione della sua biografia, ma racconta la sua vita. Senza social. "Non li uso, vedo il protagonismo in maniera anonima di tutti e non sono d'accordo", svela. Gullotta, poi, parla della chiusura dello storico Salone Margherita, da dove per anni è andato in scena Il Bagaglino. "La location della Banca d'Italia e credo che non si aprirà più. E' stato fatto, appartiene al percorso artistico e basta. Mi dispiace se quel luogo diventasse una jeanseria", continua l'attore. Che sottolinea: "Ho iniziato per caso a fare questo mestiere per caso in una piccola città di provincia, vicino Catania. Ero un bambino curioso. Andavo, senza avere il fuoco sacro dello spettacolo, allo Stabile di Catania con attorno i più grandi professionisti. A 18 anni, dopo il diploma, confrontandomi con mio padre ho deciso di continuare a fare l'attore. Perché era quello che sentivo. E dico grazie a papà Carmelo e mamma Santina".

 

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