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VIII Municipio, Alessio Scimè (centrodestra): "Meno ai centri sociali e più agli anziani"

Damiana Verucci
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Alessio Scimé, il distacco da Ciaccheri è piuttosto ampio, pensa ancora di potercela fare e dove andrà a cercare i voti che gli sono mancati al primo turno?
«Se si guardavano percentuali e statistiche all'inizio non avremmo neanche immaginato di poter arrivare a questo punto. Tuttavia questo risultato dimostra invece che Ciaccheri non ha tutto questo consenso, altrimenti sarebbe stato confermato al primo turno. I voti potremmo andarli a prendere non solo da chi ha votato me, ma anche da chi si è astenuto, che dovremmo in questi giorni convincere ad andare alle urne».
Perché i cittadini dovrebbero votarla?
«Perché noi viviamo nella quotidianità e ascoltiamo i cittadini che si lamentano tutti i giorni. Ora finalmente hanno la possibilità, se vogliono, di dare un segno di cambiamento e possono farlo in un solo modo, votandoci. Abbiamo tanti progetti da realizzare a cominciare dalle opere pubbliche. In questo municipio abbiamo il record di infrastrutture incompiute, dall'ex Fiera di Roma ai Mercati generali». 
C'è qualcosa che gli piace del suo avversario e qualcosa che invece proprio non le va giù?
«Invidiamo un po' l'inclusione giovanile, loro hanno un grande seguito di giovani e questo è di sicuro un aspetto positivo, si è visto anche durante la campagna elettorale. Quello che manca invece, a mio avviso, è l'attenzione che deve esser data all'intero municipio e non solo a determinate zone, come la Garabatella. E poi mi passi uno slogan per rendere meglio l'idea: un po' meno ai centri sociali e un po' più ai centri anziani». 
Mobilità, verde, disagio sociale, quali sono a suo parere le priorità di questo territorio?
«Soprattutto far ripartire le grandi opere che portano introiti e soldi e poi la sicurezza, a cominciare dalle stazioni metro con la videosorveglianza esterna. Non ultime le aree verdi, tra i miei primi impegni c'è la riapertura del parco di Tor Marancia e la pulizia di queste aree, mettendo in campo i privati quando il pubblico non basta e non ha la disponibilità economica».

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