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Vivere nella comunità. Presicci: competenze per politici e amministratori di domani

Valentina Pelliccia
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Venerdì 20 novembre è iniziato il ciclo di studi promosso dalla Scuola Politica "Vivere nella comunità", nata da un'idea del Professor Pellegrino Capaldo, economista, docente universitario e attuale Presidente della Fondazione Nuovo Millennio.
La Presidenza del supervisory board è affidata al Professor Paolo Boccardelli, attuale Direttore della LUISS Business School, mentre fra i membri del board figurano gli autorevoli rappresentanti di Intesa Sanpaolo, Sace, Enel, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Cisco, Simest, Banca d’Italia, Sky, Ansa, Fondazione Compagnia di San Paolo ed Ericsson.
Il corpo docenti della Scuola è formato da prestigiose personalità appartenenti al mondo accademico, professionale ed istituzionale, fra cui Sabino Cassese, Giuliano Amato, Carlo Messina (CEO Intesa SanPaolo), Stefano Lucchini (Chief Institutional Affairs Intesa SanPaolo), Luisa Torchia (Giurista), Leonardo Morlino, Bernardo Mattarella, Monica Parrella (Presidenza Consiglio dei Ministri), Francesco Profumo (Presidente Compagnia di San Paolo), Giulio Anselmi (Presidente ANSA), Rodolfo Errore (Presidente SACE), Rossella Sobrero (Presidente FERPI), Fabio Tamburini (Direttore Il Sole 24 ORE), Cesare Avenia (Confindustria Digitale), Bianca Maria Farina (Presidente Poste Italiane), Paolo Messa (Direttore Relazioni Istituzionali Leonardo), Francesco Chiurco (Direttore Media Relations BNL BNP Paribas), Marcello Sorgi, Maximo Ibarra (CEO SKY Italia), Brad Staples (CEO APCO), Enrico Giovannini (portavoce ASviS), Fabio Vaccarono (Google Italia), Massimo Lapucci (Fondazione CRT), Giordano Fatali (Presidente HRC), Massimiliano Montefusco (Direttore Generale RDS), Kristin Engvig (Fondatrice WinConference), Roberto Sommella (Direttore Milano Finanza) e Gianfranco Battisti (CEO FS Italiane), David Lazzari (Presidente Ordine degli psicologi), Luigi De Vecchi (Capo Europeo Investment Banking Citi), Maurizio Caprara (Corriere della Sera), Stefano De Alessandri (Amministratore delegato ANSA).

Fra i fondatori della Scuola il segretario generale, Marcello Presicci, 38 anni, giornalista professionista e docente prima presso l’Università della Santa Sede ed ora della Luiss Business School, con una solida esperienza nel settore della comunicazione, lobbying e delle relazioni esterne. Oggi senior advisor di importanti aziende internazionali (APCO, FTI Consulting, Rosneft) è partner di una società di investimento in startup digitali. 

Con un passato in Sky Italia e Confindustria Radio Televisioni, Marcello Presicci ha risposto ad alcune domande per "Il Tempo".

Professore, come è nata la Scuola Politica "Vivere nella comunità"?

Pellegrino Capaldo (fondatore della Scuola) me ne parlò per la prima volta circa due anni fa. Eravamo nel suo studio e mi chiese di pensare ad un progetto destinato ai giovani, un’iniziativa che potesse aumentare la preparazione e le competenze di chi ci governa o di chi è impegnato nel settore pubblico e privato, senza pregiudizi politici. Pensammo così ad un percorso formativo apartitico, inedito e multidisciplinare. Da lì a pochi giorni sentimmo Sabino Cassese e Paolo Boccardelli e demmo vita al supervisory board (presieduto dal Prof. Boccardelli attuale Direttore della Luiss Business School) l’organo che in questi mesi ha lavorato per arrivare all’importante nascita di questo progetto formativo. A loro va il nostro più sentito ringraziamento.

Come è nata la scelta del titolo della Scuola ("Vivere nella comunità")?

E’ nata in pieno lockdown (Marzo 2020) durante uno dei nostri supervisory board online. Eravamo alla ricerca di un titolo che potesse rispecchiare il senso della nostra iniziativa inclusiva. Il merito qui è tutto del prof. Sabino Cassese, una delle anime fondanti del nostro progetto. Il titolo è stato scelto da lui come sinonimo di un impegno serio a favore di tutta la comunità, al di là di qualsiasi schieramento politico. Credo che nella scelta del titolo risieda uno stimolo alto ed ispirazionale, utile per tornare ad occuparsi del bene comune, quello appunto della comunità.  Oggi l’Italia è malata di troppo individualismo.

Qual è la missione? 

Guardi, noi vogliamo semplicemente trasmettere il sapere, investire nella formazione e nell’istruzione. Lo scopo è quello di aumentare la capacità di analisi e di comprensione delle grandi sfide odierne. Vogliamo rafforzare le competenze dei partecipanti alla nostra Scuola, giovani talentuosi che posseggono già un notevole bagaglio culturale e formativo. Occorre ricorda però che la formazione multidisciplinare nell'ultimo decennio è divenuta strategica, ma nelle nostre scuole ed università (salvo rari casi) siamo fortemente in ritardo. I problemi complessi nel pubblico e nel privato continuano ad essere risolti da grandi professionisti spesso grazie ad una propensione personale, non perché la scuola, le università o le vecchie scuole politiche abbiano fornito gli strumenti utili di formazione. In Italia – credo - non c’è mai stata una scuola politica apartitica e multidisciplinare.

Che ruolo hanno le aziende e le fondazioni che avete incluso nella Scuola? Fra i sostenitori figurano Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Ania, Sace, Enel, Fondazione Compagnia San Paolo, solo per citarne alcune, oltre ai mediapartner come Sky Italia ed Ansa.

Il ruolo è duplice, in primo luogo le aziende sostenitrici rendono la scuola gratuita per i partecipanti, grazie alle loro donazioni sotto forma di borse di studio. In secondo luogo ai membri del board spetta la definizione del programma didattico, la scelta dei docenti e le collaborazioni con altri enti e istituzioni, anche internazionali. Ma c’è di più. Le aziende coinvolte investono nel capitale umano del Paese considerato che alcuni dei partecipanti alla nostra Scuola provengono anche da quelle stesse realtà da lei citate. E’ un investimento quindi nella formazione, quello che auspicava tempo fa l’ex-presidente della BCE Mario Draghi. La Scuola poi, attraverso il supervisory board ed il board esecutivo, promuove ed organizza seminari con temi specifichi. Ne abbiamo già alcuni in programma per il prossimo anno sul welfare e sul recovery fund. Due temi centrali.

Quali sono i docenti  e quali gli argomenti dei futuri incontri?

Gli argomenti sono molteplici poiché la Scuola vuole accrescere la preparazione dei partecipanti non solo nella sfera delle competenze politiche, ma anche in quelle manageriali, economiche, civiche, sociali e comunicative. Per far questo abbiamo selezionato un corpo docenti di altissimo livello come AD, manager di Stato, professori universitari, presidenti di enti ed esperti professionisti in vari settori. Ma non ci sono solo tecnici. Ne cito uno come esempio vista l’attualità: il Presidente degli Psicologi, Prof. Lazzari che illustrerà i tremendi impatti psicologici che questa pandemia ha causato sulla popolazione. Insieme proveremo ad analizzare e a formulare progetti a sostegno delle fasce più colpite, vista la notiziabilità del tema sanitario globale.

Quanto è importante acquisire competenze interdisciplinari al giorno d'oggi?

E’ assolutamente indispensabile. Le intersezioni disciplinari oggi sono fondamentali proprio perché siamo in una fase estremamente complessa. I giovani dovrebbero avere uno spettro di conoscenze culturali di base molto strutturato, sul quale poi inserire la propria area di specializzazione formativa. Un paradigma che ricorda la celebre formazione a “T” dove l’elemento verticale rappresenta la profondità delle conoscenze specifiche, mentre quello orizzontale rappresenta l’ampiezza. Aspiriamo a formare questi giovani che hanno già preparazioni apicali e per loro immaginiamo un rafforzamento su quasi tutte le aree di conoscenza strategiche.

Cosa possono fare le giovani generazioni per il futuro del Paese?

Molto, ma c’è bisogno di prepararsi bene. Servono competenze comprovate. Credo sia innegabile come ultimamente manchi un adeguato livello di preparazione e conoscenza da parte di chi è chiamato a risolvere problematiche nazionali ed occuparsi delle sorti del Paese. Negli ultimi anni poi questo fattore negativo si è drammaticamente acuito. Ma abbiamo bisogno anche di leader, abbiamo bisogno di figure che assumano leadership, figure che riescano a mettere in contatto mondi diversi creando sinergie vere e strutturali. Il paese ne ha un bisogno estremo. Noi proviamo a formare giovani, indipendentemente dall’appartenenza politica. L’importante però è che siano seriamente preparati. 

Qual è l'importanza del capitale umano nella nostra società e nella politica? 

Abbiamo avuto la fortuna di assistere di recente alla Lectio Magistralis del dott. Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, presso la nostra Scuola Politica “Vivere nella Comunità”. (Intesa Sanpaolo è main sponsor della Scuola). Il suo focus sulla formazione e l’istruzione dei giovani è stato rimarchevole. “Il capitale umano è il vero motore della crescita di qualunque azienda e di qualunque paese. Disporre di un capitale umano di elevata qualità e di elevata forza è una condizione di successo imprescindibile, per far questo occorre quindi investire nella formazione”. Quello che stiamo facendo con la nostra iniziativa.

Come mai nel nostro Paese, secondo lei, spesso politici e amministratori si rivelano incapaci di risolvere i problemi quotidiani della comunità?

Personalmente non credo si tratti solo di un problema di carattere formativo, è piuttosto una criticità sistemica del modo di fare politica e di amministrazione del bene pubblico. Purtroppo vi è una profonda assenza di senso civico e di onestà intellettuale, ma soprattutto vi è un’assenza di competenze pratiche, ovviamente con delle nobili eccezioni. Spesso purtroppo le cariche pubbliche sono emanazione di una politica che risponde a percentuali di inserimenti organici invece di selezionare la classe dirigente per capacità professionali, comprovate competenze e integrità personale.

Quali sono le qualità che, secondo lei, dovrebbe avere un bravo politico?

Mi piace citare, a tal proposito, il sociologo Max Weber quando ammoniva in modo molto chiaro che la politica non è un mestiere alla portata di tutti. Credo che le tre virtù indispensabili siano: visione di lungo raggio, seria preparazione ed umiltà. La vera umiltà è la precondizione della grandezza. Sono questi per me i contorni ideali del politico del XXI secolo. La politica che noi intendiamo poi è quella inerente alla gestione della cosa pubblica, la buona amministrazione – sia nel pubblico che nel privato - che riguarda tutto il Paese e la capacità di progettare il futuro in maniera sostenibile. Non necessariamente quindi una politica partitica.

Quali competenze si augura possano acquisire i giovani grazie agli incontri della Scuola Politica "Vivere nella comunità"?

I nostri partecipanti hanno un’occasione unica poiché entreranno in contatto con personalità di assoluto rilievo, non solo accademici ma anche importanti manager, giornalisti e amministratori del settore pubblico e privato. Da loro potranno apprendere moltissimo non solo in termini di nozioni accademiche e didattiche ma soprattutto di vision e capacità di analisi pragmatica. Oltre alle componenti “hard” – le competenze classiche – si auspica possano anche captare le componenti “soft”,  elementi innati come intelligenza emotiva, logiche di pensiero laterale, attenzione allo sviluppo di temi particolari, approccio positivo nei confronti della comunità e atteggiamento inclusivo nelle decisioni. Teniamo a questi valori.

Qual è il percorso che consiglia ai giovani che vogliono impegnarsi per maturare una brillante realtà lavorativa come la sua?

Ho avuto la fortuna di diventare giornalista professionista e di ricevere importanti incarichi internazionali molto presto, certamente questo mi ha aiutato a sviluppare un sistema relazionale molto ampio, sia nel versante media che in quello corporate ed istituzionale. Credo che oggi per far la differenza – oltre alla cura delle relazioni - occorra individuare prima i bisogni altrui che le necessità proprie, su quelli intervenire e creare valore. La nostra Scuola Politica ne è un esempio concreto. Essere curiosi e studiare è imprescindibile ma poi c’è bisogno di quel “quid” in più. E’ fondamentale sviluppare uno spiccato atteggiamento proattivo e propositivo, questo aiuterà senza dubbio a tradurre le potenzialità in capacità reali e le idee in progetti di valore.
 

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