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di Lidia Lombardi Ignazio Lopez di Loyola, lo spagnolo che fondò l'Ordine più potente e combattente, quello dei Gesuiti (del resto ebbe un'educazione cavalleresca e nel 1521 fu ferito in battaglia a Pamplona) abitava in quattro stanze in piaz

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Igangli dei Gesuiti si spandevano intorno. Non solo il sostegno ai giovani poveri e «pericolanti» nella chiesa di Santa Caterina dei Funari, in via dei Delfini, ma la più alta formazione dei religiosi appunto nel Collegio Romano e, di fronte nella stessa piazza, la redenzione delle prostitute nella Casa di Santa Marta. Ma torniamo alle camerette di Sant'Ignazio, che fino a giugno si possono visitare con altre Case di Santi per iniziativa dell'assessorato alla Cultura del Comune di Roma. Il gesuita vi abitò per dodici anni, fino alla morte, il 31 luglio 1556, scrivendo la Costituzione della Compagnia di Gesù, inviando lettere e direttive in tutto il mondo. Erano quattro ambienti di non più di 80 metri quadrati complessivi e di altezza assai ridotta. Il primo serviva da sala d'attesa e da segreteria, il secondo era insieme studio e camera da letto del fervente spagnolo, il terzo la sua cappella privata; il quarto era occupato da fratel Juan Pablo Borrell, infermiere e collaboratore di Ignazio. C'è un misto di frugalità e magnificenza nel luogo. Spartani i mobili usati dal Santo: la piccola scrivania di legno scuro ha sopra il dipinto di una Madonna, appunto la Madonna della Scrivania. La seggiola appartenne al terzo Generale, San Francesco Borgia; un credenzone di legno conservava indumenti e oggetti personali. Ma le «stanzette» avevano un contorno sfarzoso, realizzato nel Seicento, in onore di quello che era ormai un aureolato. Il vestibolo e il corridoio, dai soffitti più alti, furono decorati a tempera e ad affreschi dal Borgognone e soprattutto da quel maestro della prospettiva e del trompe l'oeil che fu fratel Andrea Pozzo. Altre case di santi uniscono suggestione a misticismo. Il francescano San Leonardo da Porto Maurizio (Imperia, 1676-1751) che studiò appunto al Collegio Romano, visse nel convento di San Bonaventura al Palatino. Girava nella città del Papa per impartire prediche e confessioni. L'acme di questa attività penitenziale era nel Venerdì Santo. Perché fu San Leonardo a introdurre la pia pratica della Via Crucis, le stazioni che ancora oggi sono di fronte alla Chiesa di San Bonaventura. E nell'Anno Santo 1750 si deve proprio a Leonardo, che scese scalzo dal Palatino, la prima Via Crucis al Colosseo. Un altro francescano, Carlo da Sezze (1613-1670) visse a Trastevere, nel convento di San Francesco a Ripa, il posto dove soggiornò il Poverello d'Assisi. La cappella Mattei, dentro la chiesa, conserva le spoglie di Carlo, con le stigmate dell'Eucarestia. A via Veneto, nel convento dei Cappuccini, famoso per il memento mori della cripta che assembla centinaia di teschi dei monaci, la cella fatta di cannucce di Felice di Cantalice, il reatino figlio di contadini, protettore dei bachicoltori e grande amico di San Filippo Neri.

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