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Quante volte abbiamo confessato l'amore usando e citando i versi di celebri poeti? A volte senza nemmeno conoscere i nomi di quegli straordinari artisti e letterati che meglio di tutti hanno saputo esprimere i sentimenti

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Araccogliere nel libro "Le più pelle poesie d'amore di tutti i tempi" ci ha pensato ora Giovanni Ricler (edizioni Liberamente, pp.155), in edicola domani con l'abbinamento facoltativo a Il Tempo al prezzo di 5.90 euro (Il Tempo 1 euro più il volume 4.90). Da Omero a Saffo, passando per Catullo, Lucrezio e Ovidio, fino a Dante, Shakespeare, Ariosto e Donne: questi e altri nel volume di Ricler (traduttore, poeta e narratore) che non dimentica certo Leopardi, Lorca e tanti altri. Dal soave «Amor, ch'a nullo amato amar perdona» (Dante), al più passionale «Bocca baciata non perde ventura, anzi rinnova come fa la luna» (Boccaccio), l'amore viene omaggiato in tutte le sue diverse sfaccettature. Non viene messo da parte nemmeno "Il catalogo delle amanti" (dal libretto del Don Giovanni di Mozart), dove alla Madamina il servitore enumera il totale delle donne sedotte dal suo padrone: «In Italia seicento e quaranta, in Lamagna duecento e trentuna, cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre». Una bella idea quella del libro di Ricler, un testo da comodino per eccellenza, da consultare per trarre ispirazione e omaggiare l'amato o l'amata. Ma anche solo da leggere, semplicemente per rilassarsi, beandosi di tanto puro romanticismo. Ma soprattutto da sfogliare per ricordare quei versi che spesso, e magari inconsciamente, ripetiamo senza sapere il nome di chi li ha creati. «Io ancora non amavo e amavo l'amore», scrive Sant'Agostino. Mentre negli "Amores" Ovidio racconta le sue tormentate passioni carnali non consumate, Guillaime Apollinaire in "Alcool" punta il dito contro le «Pulci, amici, anche le amanti, com'è crudele chi ci vuole bene! Il nostro sangue va tutto per loro. Chi è molto amato, molto è disgraziato». Ma il più spirituale John Donne rievoca i «rozzi amanti sublunari» e «noi, il cui amore è così fine, che neppure ne percepiamo l'essenza, meno ci urta l'assenza degli occhi, delle labbra e delle mani». Tra le pagine raccolte spiccano le frasi della "Prima lettera ai Corinzi" di San Paolo: «Se anche parlassi la lingua degli uomini e quella degli angeli ma non avessi l'amore sarei come un tamburo di latta, un cembalo tintinnante e anche se avessi il dono di leggere il futuro e conoscessi i misteri della vita e della scienza, e possedessi la pienezza della fede così da scuotere le montagne, ma non avessi l'amore, non sarei nulla».

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