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Guerra in Ucraina, c'è lo zampino Usa sugli attacchi contro centrali e raffinerie in Russia

Foto: Lapresse

Gabriele Laganà
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Se la notizia fosse confermata ci si troverebbe già in quella pericolosa escalation che a parole tutti vogliono evitare. Secondo quanto riporta il Financial Times, che cita fonti informate, gli Stati Uniti avrebbero aiutato in modo concreto le forze ucraine a sferrare attacchi contro le centrali elettriche e le raffinerie di petrolio russe. Da diverse settimane Kiev starebbe ricevendo informazioni dall’intelligence americana per colpire risorse energetiche russe, pilastro economico che sostiene lo sforzo bellico di Mosca. L’obiettivo è “trafiggere” in modo diretto  l’economia russa. “Questo sostegno si è intensificato da metà estate – riporta il quotidiano economico-finanziario britannico  – gli attacchi di Kiev hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dell’energia in Russia e costretto Mosca a tagliare le esportazioni di gasolio e a importare carburante”.

 

 

L’ultimo micidiale attacco ucraino risale all’alba dell’11 ottobre, quando i droni del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU) hanno colpito una raffineria di petrolio situata nella Repubblica russa del Bashkortostan. L’impianto è uno dei principali centri di produzione di carburanti e lubrificanti destinati alle forze armate russe e si trova a circa 1.400 chilometri dalla linea del fronte. Il raid avrebbe provocato, secondo Kyiv Independent, esplosioni e un vasto incendio nella struttura. Ma l’attacco non è stato un evento singolo. Perché si tratta del quarto raid in un mese contro strutture energetiche della regione. Con lo stesso tipo di droni a lungo raggio Kiev aveva già colpito, il 18 e il 24 settembre, il complesso Gazprom Neftekhim Salavat. Il 12 settembre un raid dell’intelligence militare (HUR) aveva danneggiato la raffineria Bashneft-Novoyl, situata ad Ufa. Un primo effetto di notevole entità ci sarebbe già. La riduzione della produzione ha già provocato carenze di benzina in diverse regioni della Federazione. Ciò ha costretto il Cremlino ad aumentare le importazioni di carburante per stabilizzare il mercato interno.

 

 

Ma l’attacco ucraino nel territorio di Ufa, secondo una fonte citata da Ukrinform, avrebbe anche un valore strategico e psicologico. Con esso, infatti, Kiev annuncia che non esistono più luoghi sicuri nelle retrovie della Federazione Russa. Gli effetti del nuovo fronte che inaspettatamente si è aperto potrebbero avere ripercussioni a livello mondiale sul mercato del petrolio. Non va dimenticato, infatti, che la Russia è tra i principali esportatori mondiali di greggio e derivati. Una riduzione anche del 20% della sua capacità di raffinazione potrebbe causare un aumento temporaneo dei prezzi del petrolio. Conseguenze, come è ovvio che sia, ci sarebbero anche per l’Europa. Il Vecchio Continente ha sì ridotto la dipendenza energetica dal greggio russo ma resta esposta alla volatilità dei mercati. Un effetto a cascata ci potrebbe essere per Mosca. Il Cremlino, in caso in cui la situazione dovesse peggiorare, potrebbe essere costretta a dirottare risorse per l’importazione di prodotti raffinati. Si aggraverebbe, così, la pressione su una economia già indebolita dalle sanzioni imposte dai Paesi occidentali.

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