Gli ostaggi israeliani non saranno liberati entro 72 ore. L'Egitto avverte: "Negoziati lunghi e difficili"
Funzionari egiziani hanno dichiarato al quotidiano libanese "Al-Akhbar" che si attendono negoziati "difficili e lunghi" tra Hamas e Israele. Nei colloqui che inizieranno oggi a Sharm el-Sheikh per uno stop alla guerra nella Striscia di Gaza, si prevede che i negoziatori discutano dei punti chiave dell'accordo, in particolare del calendario per il rilascio degli ostaggi israeliani, che non dovrebbe avvenire entro 72 ore, contrariamente a quanto previsto dal piano presentato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e accettato sia da Israele che da Hamas. Il punto numero quattro, dei venti di cui è costituito il documento, prevede infatti la restituzione di "tutti gli ostaggi, vivi e deceduti" entro 72 ore dell'accettazione pubblica del piano da parte di Israele. Accettazione che è già avvenuta ma, pare, siano sorti attriti con Hamas che, nella risposta ufficiale a Trump, ha chiesto di poter avere la parola sul futuro di Gaza. Mentre ciò non è previsto dal piano.
Sarà vietato tenere cerimonie durante la consegna degli ostaggi israeliani alla Croce rossa. I funzionari egiziani hanno sottolineato che gli ostaggi israeliani ancora in vita saranno comunque restituiti il più rapidamente possibile. In cambio Israele rilascerà 250 palestinesi condannati all'ergastolo e 1.700 cittadini di Gaza arrestati dopo l'attacco del 7 ottobre.
Mentre da ieri sera le famiglie degli ostaggi e migliaia di sostenitori sono riuniti a Tel Aviv in quella che è stata ribattezzata Hostage Square, una delegazione di Hamas, guidata dal leader Khalil al-Hayya è giunta a Sharm El-Sheikh. Anche gli inviati di Israele sono partiti per l'Egitto. Il presidente americano Trump ha esortato tutte le parti a "muoversi velocemente". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che "Hamas si prepara a fare ulteriori richieste".
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