Fermata petroliera russa sospettata di aver lanciato i droni in Danimarca
Arrestati in Francia il comandante è il primo ufficiale della petroliera Boracay. Nave che ha utilizzato numerose identità ed era una delle quattro legate alla Russia in navigazione vicino alla Danimarca al momento delle misteriose incursioni di droni del 22 e 24 settembre che hanno costretto alla chiusura degli aeroporti di Copenaghen e Aalborg. Secondo i militari francesi, saliti a bordo della petroliera nel porto di Saint Nazaire, la nave è sospettata di far parte della “flotta ombra” di Mosca e potrebbe essere stata impiegata come rampa di lancio per i velivoli senza pilota che hanno creato allarme nei cieli della Danimarca. Stéphane Kellenberger, procuratore generale di Brest, ha confermato che il capitano della nave e il primo ufficiale, sono stati tratti in arresto e che è in corso un’indagine dopo che l’equipaggio “non è riuscito a giustificare la nazionalità della nave” e “si è rifiutato di collaborare”. Le fotografie scattate durante l’ispezione mostrano personale della Marina transalpina sul ponte della Boracay. L’imbarcazione ha utilizzato numerose identità. Salpata dal terminal russo di Primorsk, vicino a San Pietroburgo, con a bordo 750mila barili di greggio, era diretta a Vadinar, in India, ma è stata intercettata da una fregata francese e dirottata verso Saint-Nazaire, in Aquitania.
Il Cremlino ha dichiarato di non avere informazioni sulla petroliera. La Boracay, battente bandiera del Benin, aveva appena cambiato nome. La scorsa settimana, con il nome di Pushpa, è stata monitorata mentre navigava attorno alla Danimarca. Sebbene la premier danese Mette Frederiksen abbia puntato il dito contro la Russia, gli investigatori non sono stati ancora in grado di stabilire chi sia il responsabile del lancio dei droni. Una delle piste seguite nelle indagini è che i velivoli siano decollati da una o più imbarcazioni nei pressi delle coste dello Jutland, dando all’esercito danese poco tempo per intervenire. Questo tipo di droni può essere lanciato anche da una catapulta, che può essere facilmente trasportata su una nave di grandi dimensioni. La Boracay, identificata dal numero d’ordine marittimo internazionale, è soggetta a sanzioni economiche da parte del Regno Unito, dell’Unione europea. Il Regno Unito ha dichiarato nell’ottobre 2024 che la petroliera, allora denominata Varuna, faceva parte della flotta ombra russa e sarebbe coinvolta “nel trasporto di greggio e prodotti petroliferi provenienti dalla Russia verso un paese terzo”.
“Flotta ombra” è un termine utilizzato per indicare le imbarcazioni la cui proprietà è difficile da rintracciare oppure che vengono identificate in modo ingannevole, ma che vengono utilizzate dalla Russia e da altri paesi per commerciare clandestinamente petrolio e altri beni, spesso per evitare sanzioni economiche. Nell’aprile di quest’anno, la petroliera, allora nota come Kiwala, è stata sequestrata dalle autorità estoni dopo che gli armatori non sono stati in grado di confermarne la registrazione a Gibuti. All’Estonia è stato comunicato che la registrazione della nave era stata cancellata, ma due settimane dopo la Kiwala è stata rilasciata dopo che Gibuti ha dichiarato che si sarebbe assunta la responsabilità fino a maggio.
I media danesi riportano di altre due navi commerciali, l’Astrol-1 e l’Oslo Carrier-3, che navigavano nella regione in quel momento, e una nave da guerra russa, l’Aleksandr Shabalin, filmata da un tabloid danese da un elicottero a sud di Langeland, nella parte occidentale del Baltico. Un’ulteriore incursione ha avuto luogo la scorsa settimana in Germania. Misteriosi droni hanno sorvolato infrastrutture militari nello Schleswig-Holstein. Gli investigatori hanno poi accertato che l’Astrol-1 navigava nello stretto di Kattegat vicino a Copenaghen lo stesso giorno dell’incidente con i droni nei pressi della capitale. E’ poi attraccata a San Pietroburgo. La norvegese Oslo Carrier-3 si è invece rivelato trasportare soltanto un carico di acciaio dalla Germania alla Lituania. I proprietari hanno ammesso di aver utilizzato equipaggi russi per via della migliore conoscenza delle acque fredde, ma hanno affermato che la nave era stata perquisita da “personale militare della Nato” prima di poter proseguire per la Finlandia. Ma dopo le incursioni di droni, ora l’attenzione è massima su qualsiasi nave che transiti nel Mar Baltico.
“L’Europa si trova di fronte a una guerra ibrida”, ha affermato il primo ministro danese Mette Frederiksen all’apertura del vertice Ue a Copenaghen. “Da una prospettiva europea, c’è un solo paese disposto a minacciarci, ed è la Russia”. Di prove che sia stata Mosca a far decollare i velivoli non identificati che hanno fatto scattare l’emergenza in mezza Europa al momento non ce ne sono. Ma i 47 paesi della Comunità politica europea oggi stanno discutendo proprio di come realizzare un “muro anti-droni”.
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