
Guerra in Ucraina, a Sumy muore Thomas D'Alba: l'italiano combatteva con l'esercito di Kiev

C'è un'altra vittima italiana nel conflitto ucraino. A Sumy ha perso la vita l'italiano Thomas D'Alba, 40 anni, originario di Legnano, che combatteva a fianco dell'esercito ucraino. A darne notizia è stato il creator e attivista ucraino Vladislav Maistrouk, che lo aveva conosciuto. D'Alba, morto a metà giugno, è il settimo italiano ucciso nel combattimento. "Era un uomo gentile e coraggioso, un italiano. È caduto in battaglia, nel Donbas, difendendo l'Ucraina e l'Europa. Thomas non era uno sprovveduto, ma un professionista, aveva già servito nell'esercito italiano, nella Folgore", ha scritto su X.
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Intanto la Russia continua a colpire l'Ucraina con attacchi massicci anche dopo il colloquio tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente Usa Donald Trump. Le forze di difesa aerea ucraine hanno dichiarato di aver abbattuto 292 dei 322 droni lanciati dai russi per colpire diverse regioni, proseguendo i bombardamenti iniziati venerdì. A Kiev sono stati registrati due morti in seguito a raid aerei d'attacco e missili balistici. Trump ha condannato i continui attacchi di Mosca, spiegando che, durante la telefonata con Putin, ha chiarito che la Russia rischia nuove sanzioni statunitensi. Riguardo a possibili progressi sul fronte dei negoziati di pace, Trump si è detto "molto deluso" dal leader del Cremlino: "Non credo che sia pronto a fermare i combattimenti, ed è un peccato", ha dichiarato. Parlando invece della conversazione avuta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha riferito che i due hanno discusso la possibilità di inviare nuovi sistemi di difesa aerea Patriot a Kiev. Zelensky ha ribadito la necessità di rafforzare la protezione delle città ucraine di fronte all'intensificarsi degli attacchi russi, chiedendo agli Stati Uniti di vendere più missili e batterie Patriot. Trump ha confermato di star valutando questa ipotesi, sottolineando che i sistemi potrebbero arrivare anche tramite l'acquisto da parte di partner europei come la Germania.
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Proprio i sistemi Patriot sono stati tra gli obiettivi dei raid di Mosca: secondo il ministero della Difesa russo, sono stati distrutti due lanciatori e due stazioni radar, oltre a infrastrutture di aeroporti militari, depositi di carburante e attrezzature tecnico-militari, officine di assemblaggio, siti di stoccaggio per droni d'attacco e punti di schieramento temporaneo delle Forze armate ucraine. Mosca ha inoltre riferito di aver abbattuto diversi droni lanciati da Kiev. Dal canto suo, l'esercito ucraino è riuscito a colpire l'aeroporto di Borisoglebsk, nella regione russa di Voronezh, base per caccia Su-34, Su-35S e Su-30SM. Secondo lo Stato Maggiore ucraino, l'attacco ha distrutto un arsenale di bombe aeree teleguidate, un velivolo da addestramento e altri aerei. Nel frattempo, le truppe russe continuano a tentare di sfondare nella regione di Sumy utilizzando tattiche di piccoli gruppi d'assalto. Secondo Kiev, questa strategia non ha portato a risultati concreti ma ha causato pesanti perdite tra le forze di Mosca.
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