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Usa, è stata un'occasione persa: il tre contro uno non funziona

Lucio Martino
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È stata un'occasione persa. Anche il pubblico più distratto non può non essere rimasto perplesso dalla evidente parzialità dei moderatori. Entrambi i due candidati alla Casa Bianca hanno detto molte falsità. Ma se l’ex presidente Donald Trump è stato ripetutamente smentito dai moderatori, quanto detto dalla vice presidente Kamala Harris non è mai stato messo in discussione, anche quando era palesemente falso. Tale compito è stato lasciato allo stesso ex presidente. Trump ha fatto del suo meglio date le circostanze, ma era davvero come se fossero in tre a colpire un solo avversario. Trump ha fatto del suo meglio a fronte di domande che in grande maggioranza sono state del tipo «Mr. Trump, ha rimpianti sulle terribili cose da lei fatte?» oppure «Mrs. Harris, ci spieghi, quanto è cattivo Trump?». Così facendo, David Muir e Lindsay Davis, hanno fatto esattamente ciò che tutti si aspettavano, perché ABC News è di proprietà della Disney e il capo della Disney, Dana Walden, è un'amica di lunga data di Harris e di suo marito, Dough Hemhoff, tanto che la vicepresidente le attribuisce affettuosamente la “responsabilità” del suo matrimonio. Trump di questo stato di cose era ben consapevole, tanto da accettare che il dibattito fosse ospitato dalla ABC solo perché Harris si era dichiarata contraria a qualsiasi altra rete televisiva.

 

 

 

Posto quanto è successo in passato in simili situazioni, è molto probabile che questa faziosità si ritorcerà contro la candidatura della vice presidente, producendo almeno un po' di nuova empatia per Trump. Durante tutti i novanta minuti, la vera Harris non si è vista. Alla vice presidente serviva una prestazione impeccabile, nella quale doveva evitare di cadere in quelle frasi vuote di ogni vero significato che passano per essere la sua specialità. In questo è riuscita abbastanza bene, anche se a tal fine non ha davvero risposto alle domande che gli sono state poste e non ha offerto nessuna specifica soluzione a nessun problema. Ciò che è salito sul palco ieri sera è stata una versione altamente teatrale della vice presidente, caratterizzata soprattutto da una serie di espressioni facciali evidentemente esagerate, cosa questa che ha avuto l’effetto di farla apparire falsa e, quindi, debole. Donald Trump non è stato niente di più, e niente di meno, di quello di sempre, vale a dire se stesso, tanto che a tratti si è distinto per una certa irosità in verità inopportuna. Tuttavia, ha vinto la prima mezz'ora del dibattito, quando si è trattato di economia, e questa è stata la cosa più importante, dato che la maggior parte della working class della costa orientale, che deciderà l'esito delle elezioni, va a dormire molto presto e di certo non ha seguito l’intero dibattito.

 

 

 

Poi, come sempre nel suo caso, la sua prestazione è scesa di qualità, finendo con il parlare solo alla sua base. A posteriori, c'è poco da ricordare. Le due migliori battute della serata appartengono tutte e due a Trump. La prima, quando ha criticato le politiche mutevoli della vice presidente, ormai apparentemente così vicina alle sue posizioni che le stava per mandare uno di quei cappellini rossi con la scritta MAGA emblema del suo movimento. La seconda, quando a sorpresa le ha rubato e usato contro di lei quella frase «I am speaking» con la quale la vice presidente aveva così efficacemente attaccato quattro anni fa l’allora vice presidente Mike Pence. Subito dopo la fine del dibattito, lo staff della vice presidente ne ha annunciato la disponibilità per un secondo dibattito. Ora, se Harris si fosse comportata davvero male, di sicuro il suo staff non avrebbe fatto alcuna allusione a un secondo dibattito. Tuttavia, se Harris si fosse comportata davvero bene, altrettanto certamente il suo staff non avrebbe fatto alcun cenno in merito a un altro dibattito. Ne consegue che per lo staff della vice presidente la sua prestazione è stata accettabile, ma non è stata tale da spostare l'ago della bilancia o motivare ulteriormente a suo favore un elettorato che continua a non riuscire a prenderne bene le misure. Eppure è proprio di questo che la vice presidente ha bisogno per vincere le elezioni.

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