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Houthi, “pronti a sparare ancora”. Cavo Dragone avvisa i ribelli: non ci spaventiamo

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L’Italia mantiene le proprie postazioni in Mar Rosso senza arretrare di un centimetro nonostante i rischi. In un’intervista al Messaggero, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il Capo di Stato Maggiore della Difesa italiana, si è espresso sulle conseguenze dopo il drone che sabato scorso il cacciatorpediniere italiano Duilio ha abbattuto tra le onde del Mar Rosso: “Non direi che il nostro Paese sia un target deliberato in questa guerra ma il nostro ruolo in quell’area ci espone maggiormente ai rischi. Finché la comunità internazionale non aveva schierato la propria forza in quell’area, a difesa delle rotte, ovviamente non si verificavano scontri diretti. Ora la situazione è radicalmente cambiata e questi episodi dobbiamo metterli in conto”.

 

 

L’ammiraglio ripercorre i momenti concitati dell’abbattimento del drone: “La Caio Duilio stava già monitorando alcuni droni e a un certo punto l’equipaggio si è reso conto che uno si è staccato dal gruppo e ha puntato la nostra unità. Quando il velivolo è arrivato a una certa distanza si è deciso di intervenire. La decisione è stata presa quando si trovava a 6 mila metri di distanza e l’ordine di sparare è stato dato quando era arrivato a 4.500. Tra allarme e intervento sono passati circa 50 secondi”. Se dovesse succedere ancora, Cavo Dragone ricorda che “le regole d’ingaggio sono chiarissime. La nostra unità le ha finora rispettate alla lettera. L’autodifesa, e la difesa estesa a favore del naviglio in transito, sono i principi fondanti della nostra attività. Se sarà necessario, insomma, spareremo ancora. D’altronde siamo addestrati proprio per questo. Non ci facciamo spaventare”.

 

 

Sul perché si sia passati dalle minacce all’attacco reale da parte degli Houthi, Cavo Dragone analizza così: “Non ci sono stati fatti specifici, nessun altro incidente in mare. Neanche con le marine degli Stati alleati. Certo, la decisione del nostro Paese di partecipare ad Aspides con un ruolo così importante ci espone maggiormente. Ma questo è il nostro mestiere, ci addestriamo anche per combattere”.

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