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Houthi, neanche il disastro ambientale li ferma: "Stato canaglia". Con chi ce l'hanno

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I combattenti del gruppo sciita yemenita Houthi continueranno a prendere di mira le navi britanniche nel Mar Rosso. La minaccia arriva dal viceministro degli Esteri del governo guidato dagli Houthi, Hussein al Ezzi, il quale ha sottolineato in un messaggio su X che il Regno Unito «è uno Stato canaglia che attacca lo Yemen e collabora con gli Stati Uniti nel promuovere i crimini in corso contro la popolazione civile a Gaza». Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia dell’affondamento della nave mercantile britannica Rubymar - battente bandiera del Belize, registrata in Regno Unito e gestita dal Libano -, colpita lo scorso 18 febbraio nel Mar Rosso da un missile delle milizie yemenite filo-iraniane degli Houthi mentre transitava nello stretto di Bad al Mandab. Si tratta del primo affondamento causato dagli Houthi da quando hanno iniziato ad attaccare le navi commerciali in transito nel Mar Rosso, a seguito dell’inizio delle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023 del movimento islamista palestinese Hamas.

 

 

«Continueremo ad affondare sempre più navi britanniche», ha avvertito Al Ezzi. Dal novembre scorso, le milizie yemenite hanno sferrato oltre 45 attacchi contro navi commerciali e militari, provocando una riduzione di almeno il 42 per cento del traffico commerciale in una via d’acqua fondamentale per gli scambi internazionali. Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una variante dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi, ucciso nel 2004, il quale rivendicava una discendenza diretta dal lignaggio del profeta Maometto. Formalmente noto come Ansar Allah (I partigiani di Dio), il gruppo - etnicamente arabo - è stato formato tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 per combattere la politica ritenuta corrotta dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais Saleh, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita - patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina - aveva cercato di eliminare (senza riuscirci) nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno poi attuato un colpo di Stato e ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita (nel frattempo trasferitosi ad Aden, nel sud).

 

 

Per loro stessa ammissione, gli Houthi fanno parte dell’asse della resistenza e si ispirano al gruppo Hezbollah libanese, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari. Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è il governatorato montuoso di S’ada, al confine con l’Arabia Saudita. I miliziani controllano la capitale settentrionale a Sanàa e l’affaccio sul Mar Rosso di Hodeida, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito nel Mar Rosso, da dove passa circa il 15 per cento del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.

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