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Israele-Hamas, si apre uno spiraglio verso la tregua: "Sei settimane"

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Israele ha «più o meno accettato» il quadro di accordo proposto, che prevede un cessate il fuoco di 6 settimane a Gaza e il rilascio da parte di Hamas degli ostaggi considerati vulnerabili (tra cui malati, feriti, anziani e donne) e adesso «la palla è nel campo di Hamas». L’annuncio è giunto da un alto funzionario degli Stati Uniti alla vigilia della ripresa dei negoziati al Cairo, in Egitto. «Stiamo continuando a spingere il più possibile», ha spiegato la fonte Usa. Secondo quanto riferito da un alto funzionario egiziano, è atteso che i mediatori di Egitto e Qatar ricevano una risposta da Hamas durante i colloqui al Cairo, al via appunto domenica. A riferire la notizia della ripresa dei negoziati era stata in mattinata l’emittente Al-Hadath: secondo le fonti egiziane citate, le parti avrebbero già raggiunto un accordo su durata della tregua e termini dello scambio fra ostaggi e detenuti palestinesi, ma non ci sarebbe invece un’intesa sul ritiro delle truppe israeliane dal nord della Striscia di Gaza e sul ritorno dei residenti palestinesi in quest’area.

 

 

Da settimane è chiaro che la speranza dei mediatori internazionali è quella di un accordo per una pausa di 6 settimane nei combattimenti e uno scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi, da ottenersi prima che inizi il mese sacro musulmano del Ramadan, il cui avvio è previsto intorno al 10 marzo. Un accordo che dovrebbe probabilmente includere anche aiuti per centinaia di migliaia di palestinesi disperati che si trovano nel nord della Striscia di Gaza, che secondo molti sono a rischio carestia. La ripresa dei colloqui giunge nel contesto di forti critiche a Israele per la ’strage della farinà di giovedì e di allarme internazionale per la disperazione di centinaia di migliaia di palestinesi che lottano contro la fame. Il Servizio diplomatico dell’Unione europea ha denunciato che molti degli oltre 100 palestinesi rimasti uccisi o feriti mentre cercavano di prendere sacchi di farina da un convoglio di aiuti a Gaza City giovedì sono stati colpiti dal fuoco dell’esercito israeliano e ha chiesto un’indagine internazionale. E anche l’Onu, che ha visitato l’ospedale Shifa di Gaza City, ha riferito che un gran numero delle 200 persone arrivate nella struttura dopo la strage di Gaza City aveva ferite d’arma da fuoco.

 

 

Gli Stati Uniti hanno effettuato sabato il primo lancio di aiuti alimentari da aerei militari sulla Striscia: 3 aerei dell’Air Forces Central, dei cargo C-130, hanno sganciato 66 pacchi contenenti circa 38mila pasti, che sono atterrati in una spiaggia nel sud-ovest di Gaza. Ma gli Usa sottolineano che i lanci dagli aerei non possono sostituire i camion, visto che questi ultimi possono trasportare molti più aiuti e in modo più efficace. I residenti del nord di Gaza raccontano che cercano fra macerie e rifiuti qualsiasi cosa per sfamare i loro figli, che mangiano a malapena un pasto al giorno. Molte famiglie hanno iniziato a mescolare mangime per animali con il grano per preparare il pane. E l’Oms ha riferito che, secondo i registri degli ospedali di Gaza, sono almeno 10 i bambini morti di fame. Quanto al sud della Striscia, è di 11 morti e circa 50 feriti secondo il ministero della Sanità di Gaza il bilancio di un raid israeliano che ha colpito delle tende fuori dall’ospedale emiratino di Rafah. Intanto nel Mar Rosso la Nave Duilio della Marina militare italiana ha abbattuto un drone che si trovava a circa 6 chilometri dall’imbarcazione. Inoltre per la prima volta è affondata una nave attaccata dai ribelli Houthi dello Yemen: la Rubymar, che trasportava fertilizzanti ed era stata colpita il 18 febbraio, è andata a picco nella tarda serata locale di venerdì dopo diversi giorni in cui ha imbarcato acqua e Greenpeace ha lanciato un allarme per il rischio di «una grave crisi ambientale». cba/lca 022014 Mar 2024

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