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Medio Oriente, Hezbollah mette paura all'Italia: “Fa parte della coalizione del male”

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Per Hezbollah l’Italia fa parte di quella che definisce una «coalizione del male» insieme fra gli altri a Stati Uniti, Israele, Francia, Regno Unito e Germania. A dirlo in un discorso a Beirut è stato il numero due del gruppo libanese, Naim Qassem, che ha posto l’Italia e gli altri Paesi in contrapposizione a quella che è invece a suo dire una ’coalizione del bene’, che include tutti gli attori vicini a Hamas che fanno temere da settimane un’estensione del conflitto a Gaza a livello regionale. «Il ruolo della resistenza in Libano e in Iraq, accanto allo Yemen e all’Iran, così come la resistenza a Gaza e in Cisgiordania, contribuisce a contrastare il progetto» di Usa e Israele in Medioriente, ha dichiarato Qassem, aggiungendo che «è imperativo affrontare la ’coalizione del male’, rappresentata da America, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia, Germania e altri, con la ’coalizione del bene’, rappresentata dalla resistenza in Palestina, in Libano, nella regione e in Paesi onorevoli come Iran, Yemen, Iraq e altri».

 

 

La situazione sul confine fra Libano e Israele è tesa da settimane, con scambi fra Hezbollah e Stato ebraico quasi quotidiani, l’ultimo dei quali proprio oggi. La missione Unifil ha anche riferito del ferimento di un casco blu avvenuto mercoledì sera nell’attacco contro una pattuglia di peacekeeper nel villaggio di Tayabeh, nel sud del Libano. Il giorno di Natale ad aggravare il quadro regionale è giunta l’uccisione del consigliere dei Pasdaran Seyed Razi Mousavi, in un sospetto raid israeliano alla periferia di Damasco, in Siria. Il capo della Guardia rivoluzionaria dell’Iran, il generale Hossein Salami, ha promesso vendetta contro Israele, nel giorno in cui migliaia di persone - compresa la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei - hanno partecipato a Teheran ai funerali di Mousavi.

 

 

Nel frattempo nuovi bombardamenti israeliani hanno colpito la Striscia di Gaza nella notte fra mercoledì e giovedì: decine di palestinesi sono rimasti uccisi in raid che hanno raggiunto le aree Beit Lahiya, Khan Younis e nuovamente Maghazi. L’esercito israeliano ha riconosciuto intanto quelli che ha definito «estesi danni collaterali» nei raid che alla vigilia di Natale hanno colpito il campo rifugiati di Meghazi, nel centro della Striscia di Gaza, provocando una strage. Un funzionario dell’Idf, parlando alla tv israeliana Kan, ha affermato che il tipo di armi impiegato non era compatibile con il tipo di attacco e questo ha provocato «ingenti danni collaterali, un qualcosa che si sarebbe potuto evitare se le armi fossero state adattate al tipo di operazione pianificata». Secondo i dati dell’Onu, sono almeno 86 i morti, mentre Medici senza frontiere ha riferito di 131 morti per gli attacchi nei campi di Meghazi e Bureij. L’Idf «si rammarica del danno subito da persone non coinvolte e sta lavorando per trarre lezioni dall’incidente», ha fatto sapere l’esercito.

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