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Tunisi, l'Università incita gli studenti a "sradicare l'entità giudaica"

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Dopo la strage del 7 ottobre, quando i miliziani di Hamas, il gruppo terroristico islamista, hanno attaccato Israele, sono scesi in strada e, imbracciando le armi, si sono resi autori di una vera e propria carneficina, l'Università di Tunisi ha incitato tutti gli studenti a sostenere la lotta intrapresa dalla Palestina per la liberazione e ha lanciato un messaggio ai fedeli islamici. Il quotidiano Il Giornale ha avuto modo di visionare il documento ufficiale. 

 

 

Bisogna partecipare alla lotta contro Israele: questo è il monito contenuto nel documento. "Si tratta di un dovere individuale legale, sharaitico, che investe l’intera comunità islamica in ogni parte del mondo. Perciò non è islamicamente legittimo sottrarsi a tale dovere”, si legge. Quello dell'Università vuole essere un “chiaro messaggio alla comunità islamica e ai suoi eserciti affinché si muovano in fretta verso la terra benedetta e si infiltrino nelle abitazioni per sradicare l’entità giudaica”. Il consiglio sembrerebbe quindi quello di agire così come hanno fatto i miliziani di Hamas più di due settimane fa: scendere in strada, entrare nelle case ed eliminare gli ebrei.

 

 

Per giustificare queste efferatezze viene sottolineato il dovere della religione. Tutto deve avvenire in nome di Allah: "L’appoggio e il sostegno alla lotta, jihad, in Palestina è un obbligo individuale per tutti i musulmani…il dovere immediato per la comunità islamica è di tornare a percorrere la retta via". L'Università di Tunisi si rivolge poi direttamente alle guide spirituali: "Esortiamo gli imam affinché dai pulpiti assolvano al loro dovere religioso di spronare all’unità tra le file dei musulmani di fronte all’alleanza crociato-sionista". È necessario, però, fare una precisazione: tale messaggio è stato fatto circolare dall'Università e dal direttorato della Grande Moschea Zaytuna. Il Misbar, la piattaforma araba che combatte la disinformazione, ha infatti precisato che queste affermazioni non hanno alcun legame con il presidente tunisino Kais Saied. 

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