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Estonia, scoppia lo scandalo "Russiagate": i legami del marito della premier Kallas

Luca De Lellis
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Da sempre antiputiniana, ora si ritrova in casa un marito che ha avuto rapporti commerciali con la Russia. È la storia della Premier estone Kaja Kallas, leader del Partito Riformatore Estone che a marzo ha ricevuto la proroga per un secondo mandato alla guida del Paese baltico. Il sito di informazione InsideOver parla di “Russiagate”, riferendosi allo scandalo che sta mettendo in una posizione scomoda il Primo ministro. Ma riavvolgiamo il nastro. Kallas è stata una delle combattenti più aspre nel gruppo delle Nazioni est europee che prima dell’invasione dell’Ucraina hanno contrastato le posizioni di Vladimir Putin. Tanto che, dopo il 24 febbraio 2022, ha offerto il suo grande sostegno alla causa di Kiev. Già prima del conflitto, infatti, l’Estonia donava obici e armi leggere a Kiev, per poi aumentare il proprio contributo, stimato tra lo 0,8% e l’1% del suo intero Pil durante il primo anno di guerra.

 

 

Anche nelle sue esternazioni alla stampa, Kallas ha sempre ripudiato qualsiasi tipo di collaborazione con Mosca, definendo addirittura la Russia “un nemico comune per l’Europa”. Secondo il magazine, sarebbe finanche arrivata a pregare i leader Ue e Nato di non telefonare più a Putin per aumentare la pressione diplomatica su Mosca. Insomma, la sua avversione al leader del Cremlino si è palesata in ogni sua sfaccettatura. Tanto che si è mossa anche l’Onu hanno per monitorare l’azione del governo Kallas per restringere l’educazione linguistica per le minoranze interne all’Estonia, inclusi i russi che rappresentano il 22% della popolazione, come potenzialmente lesive della società e dei diritti di un’ampia fetta della popolazione.

 

 

Ora però il business del marito l’ha condotta in una situazione di forte imbarazzo. Ma cosa è successo davvero? L’emittente pubblica estone Err la scorsa settimana ha avviato un’inchiesta, nella quale è emerso il seguente quadro. Arvo Hallik, marito della Premier estone Kaja Kallas, era Chief Financial Officer (CFO) e deteneva una partecipazione in un’azienda estone di trasporti, la Stark Logistics, che ha continuato a operare nei sempre più ridotti commerci tra il suo Paese e la Russia anche dopo il via libera all’invasione dell’Ucraina deciso da Vladimir Putin. Nulla di illegale, sia chiaro, ma quanto basta per creare stupore e incredulità nell’opinione pubblica. Kristjan Kraag, ad dell’impresa, ha svelato la natura dei rapporti: si trattava di una fornitura di una fabbrica di aerosol e altri prodotti oltre il confine con la Federazione russa, rifornita settimanalmente da Stark Logistics. Kallas ha dichiarato di non sapere nulla riguardo questi rapporti. Mentre Hallik, evidentemente pentito, ha comunicato all’azienda ha le proprie dimissioni. Anche se il dado ormai è tratto, e per sua moglie non sarà facile oltrepassare la tempesta. 

 

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