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Strage di Erba, Tarfusser sotto accusa. La richiesta per Bazzi e Romano costa cara

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Cuno Tarfusser, il magistrato che vuole riaprire il processo sulla Strage di Erba, finisce sotto accusa. Il motivo è collegato proprio alla sua richiesta di riesame degli ergastoli emessi nei confronti di Rosa Bazzi e Olindo Romano per l’omicidio di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef Marzouk, di Paola Galli – madre di Raffaella – e di Valeria Cherubini – vicina di casa dei coniugi e moglie dell’unico sopravvissuto Mario Frigerio. L’ex procuratore di Bolzano è finito sotto accusa e, di conseguenza, sotto procedimento disciplinare dopo la denuncia della dirigente della Procura generale di Milano, Francesca Nanni, che lo accusa di aver «violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» quando il 31 marzo scorso ha depositato la richiesta di revisione della condanna dei due ergastolani, «in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale, la facoltà di richiedere la revisione di sentenze» qualora sopravvengano nuove prove dell’innocenza. In buona sostanza, Tarfusser è accusato di avere – senza alcuna delega dal capo - tenuto per mesi contatti con i difensori dei coniugi Romano, Fabio Schembri e Paolo Sevesi, e aver ricevuto da loro consulenze scientifiche sulle nuove prove a favore dell’innocenza degli ergastolani. Documenti su cui poi il magistrato ha scritto e depositato proprio a Nanni una prima richiesta di revisione delle condanne. Un’altra azione disciplinare che raggiunge un magistrato milanese, dopo quella aperta direttamente dal ministero della Giustizia sul caso Artem Uss, l’oligarca russo evaso dai domiciliari. 

Non la fondatezza o meno della messa in dubbio degli ergastoli per i coniugi romano, quindi. Piuttosto il modo in cui la richiesta di revisione delle condanne è arrivata da parte di Tarfusser. L’ex vicepresidente della Corte Penale Internazionale è quindi stato interrogato a Roma dal sostituto pg di Cassazione, Simone Perelli. Durante l’interrogatorio, ha rivendicato la propria imparzialità e l’assurdità – a suo parere – di far dipendere dall’interpretazione di un regolamento interno la sorte dei due coniugi. Ma nel frattempo, Tarfusser – come ricostruito anche da Il Corriere – ha portato avanti le sue ragioni. Ha sostenuto quanto il regolamento interno sia pensato per i casi ordinari in cui a chiedere la revisione è il difensore e non per l’inedito caso di una revisione chiesta d’iniziativa da un singolo magistrato. Ha poi ribaltato sulla Nanni l’accusa di non averla informata, affermando di averle invece chiesto il 24 marzo - via mail - un incontro per parlarle di una cosa “delicata e urgente”, senza ricevere però risposte. 

 

 

 

Procuratrice generale che ha ribattuto dicendo che la mail inviatale dal suo sottoposto non aveva alcun riferimento specifico alla strage di Erba e avrebbe rimproverato a Tarfusser di aver lavorato mesi senza avvisarla di nulla. L’ennesima spaccatura nella procura lombarda è quindi aperta. Il destino di Tarfusser è nella mani del procuratore generale Perelli, che adesso dovrà decidere se far processare o no il magistrato dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura.

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