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Ucraina ammette il raid al ponte in Crimea. Mosca evoca l'incidente nucleare

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È arrivata a distanza di 9 mesi l'ammissione da parte di Kiev di aver lanciato l'attacco che l'8 ottobre 2022 colpì il ponte di Crimea che collega la penisola occupata al territorio russo. Ad ammetterlo è stata la viceministra della Difesa ucraina, Hanna Maliar, che ha elencato su Telegram le operazioni di successo dell'esercito in questi primi 500 giorni di guerra. Tra queste, "273 giorni fa abbiamo lanciato il nostro primo attacco contro il ponte di Crimea per interrompere la logistica della Russia", ha scritto Malyar. Quell'attacco destabilizzò Mosca a tal punto che Putin chiese di aprire un'indagine al riguardo. Ma anche nella giornata di domenica il ponte di Crimea è stato al centro degli scontri tra Mosca e Kiev. Il capo dell'amministrazione della penisola ha fatto sapere che un missile da crociera è stato abbattuto nell'area di Kerch, vicino al ponte appunto, costringendo le autorità a interrompere il traffico per poco meno di due per accertarsi che la struttura non fosse danneggiata.

 

Intanto la capitale lituana Vilnius si prepara a ospitare i leader internazionali nel vertice Nato che si terrà l'11 e 12 luglio. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha suggerito ai partecipanti di concentrarsi sul tema della sicurezza nella centrale di Zaporizhzhia. Secondo Zakharova, Kiev sta "danneggiando sistematicamente la centrale nucleare" e ciò dovrebbe preoccupare soprattutto i leader che saranno a Vilnius. "Dopotutto, la stragrande maggioranza dei membri dell'Alleanza si troverà nella zona di impatto diretto", ha aggiunto, evocando un possibile incidente all'impianto che dista circa 1000 chilometri da Vilnius.

 

In vista del vertice non è solo la Lituania a prendere misure di sicurezza aggiuntive, blindando la sua capitale con circa un migliaio di militari Nato, ma anche la vicina Polonia. Il ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak ha annunciato il trasferimento di 1000 soldati e quasi 200 mezzi militari verso est, per rafforzare il confine con la Bielorussia. Il timore non è solo legato al summit Nato, ma anche alla possibile presenza di militari del gruppo Wagner nel territorio di Minsk.

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