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Titan, l'esperto riaccende la speranza sul sottomarino: "Se i calcoli sono corretti..."

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Grande tensione per il destino del Titan, il sommergibile con a bordo cinque persone e scomparso due giorni fa dopo un'immersione per una visita al relitto del Titanic. Il sottomarino non si trova e ha soltanto novantasei ore di autonomia di ossigeno. Le possibilità di un ritrovamento sono poche e dipendono dalla precisione dei calcoli e delle strategie attuate dalle forze specializzate. Se i soccorritori della Guardia costiera di Usa e Canada hanno calcolato bene una serie di fattori, dal punto in cui si è inabissato il Titan alle correnti, allora resta una remota chance di ritrovare il mezzo scomparso e le persone in vita.

 

 

C'è un barlume di speranza, quindi. A rivelarlo a Repubblica è Fernando Cugliari, pilota esperto di Rov che ha preso parte all’ispezione del relitto di Portopalo e ha individuato altri relitti in Italia. L'esperto, che lavora con compagnie private oltre i 3500 metri di profondità, ha raccontato che la sorte del sommergibile è direttamente legata a "come si sono mossi i side step sonar, quanta area di mare hanno scandagliato e per quanto tempo ci hanno lavorato. Solo se forniranno la prova di aver trovato qualcosa là sotto, allora l’uso dei Rov avrà senso". 

 

 

Come si può recuperare un mezzo disperso? Cugliari ha spiegato: "Un’ indagine con un side scan sonar, il sonar a scansione laterale. Si stabilisce un’area quadrata ipotetica dove si tracciano linee di navigazione, un reticolato. Su quelle linee viene trascinato il side scan che fa strisciate ad alta velocità e restituisce un’immagine del fondo e di tutti gli oggetti che trova. Ma ha un limite. Funziona così: una sorta di siluro viene mandato giù trainato da un cavo di acciaio. Questo traccia dei corridoi di acquisizione di una ipotetica area. Lo muovono avanti indietro e di lato finché non restituisce una mappatura completa di questi corridoi, ma per farlo possono volerci anche diversi giorni se l’area è grande".

 

 

Nel momento in cui le tecnologie trovano qualcosa, ha aggiunto, "ti fornisce le coordinate con un punto esatto su dove potrebbe essere il sottomarino. Solo allora vale la pena di usare il Rov, il robot sottomarino operato a distanza". Poi la domanda più gettonata: è concreta la possibilità di salvare l'equipaggio? Cugliari è stato netto: "Dipende dai conti e da più fattori. Se le operazioni sono partite fin da subito, se sono stati veloci e bravi con i calcoli delle correnti tramite i correntometri e la rilevazione dell’ipotetica posizione, allora c’è speranza. Ma bisogna capire a quale altezza si è perso il contatto. Per mia esperienza personale i 4000 metri, nel grande buio, sono davvero una profondità importante, ma dobbiamo avere fiducia". 

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