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Che cosa sta succedendo in Ucraina: pioggia di missili su Kiev e attacchi nel Belgorod

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Oltre 41mila persone, tra cui 1.120 bambini, a cercare riparo nella metropolitana di Kiev. Questa l'immagine simbolo della giornata di bombardamenti vissuta dalla capitale e dall'intera Ucraina. Tra droni e missili, le forze russe hanno fatto piovere fuoco dal cielo, colpendo anche Odessa, con danni al porto per l'incendio seguito alla caduta di detriti, e la regione di Dnipropetrovsk, la stessa dove la scorsa settimana era stato colpito un ospedale. Non solo. Le bombe russe hanno colpito anche nel Kherson e nel Donetsk. Kiev ha anche denunciato il raid contro una base militare Khmelnitsky e la distruzione di 5 aerei da combattimento. E Mosca ha rivendicato l'annientamento di numerosi bersagli strategici, tra cui “posti di comando, postazioni radar, attrezzature aeronautiche, depositi di armi e munizioni delle forze armate ucraine”. Mosca, da parte sua, ha lamentato nuovi attacchi sul proprio territorio.

Nel mirino ancora una volta la regione del Belgorod, dove è morta almeno una persona, con il governatore Vyacheslav Gladkov, che ha esortato i residenti a trovare riparo mentre i raid si abbattevano sulla città di Shebekino e su alcuni villaggi. Dopo diversi giorni di attacchi sulla regione, Gladkov ha chiesto di assicurarne la sicurezza “annettendo Kharkiv al Belgorod”, considerata la soluzione migliore per “risolvere il problema dei bombardamenti”.

Una richiesta che il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, ha preferito non commentare, trattandosi di argomento che riguarda “le questioni attinenti all'operazione militare speciale”. Del Belgorod ha, invece, parlato il consigliere presidenziale ucraino, Mikhailo Podolyak, che ha invocato la “smilitarizzazione di 100-120 km sul territorio delle repubbliche di Belgorod, Bryansk, Kursk e Rostov”. Misura da adottare “per garantire una reale sicurezza ai residenti delle regioni di Kharkiv, Chernihiv, Sumy, Zaporizhzhia, Luhansk e Donetsk”.

Col moltiplicarsi dei fronti si allungano i tempi di una guerra che Valdimir Putin credeva di poter chiudere nel giro di poche settimane. Un conflitto gestito male da Mosca secondo il fondatore del gruppo Wagner, Yevgheny Prigozhin, che non ha risparmiato nuove critiche. “Se inizi una guerra devi avere carattere, volontà e attributi d'acciaio, solo così sarai in grado di ottenere qualcosa”, ha detto Prigozhin, facendo riferimento, nella lettura think tank americano Institute for the study of war. Un Putin che, da parte sua, ha sancito l'uscita della Russia dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (Cfe), da cui Mosca, nei fatti, si era già autosospesa nel 2015. Una decisione che arriva nello stesso giorno in cui il ministero russo degli interni ha deciso di inserire il senatore statunitense Lindsey Graham nella lista dei ricercati per le sue "dichiarazioni russofobe".

E mentre, dall'altra parte della barricata, il parlamento ucraino, Verkhovna Rada, ha adottato sanzioni durissime contro l'Iran, per la durata di 50 anni. La misura, in particolare, prevede il divieto totale di operazioni commerciali, l'arresto del transito di risorse, voli e trasporti sul territorio dell'Ucraina e l'impedimento del ritiro di capitali da parte dei residenti dell'Iran. Inoltre, si intende vietare qualsiasi investimento in Iran e il trasferimento da parte dei residenti di tecnologie, diritti sugli oggetti e diritti di proprietà intellettuale.

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