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Chi comanda in Europa, cosa sa Caracciolo: scenari ribaltati con la guerra

Giada Oricchio
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La guerra in Ucraina, le alleanze traballanti, il nuovo mondo e il futuro dell’Italia. Lucio Caracciolo, direttore della scuola e della rivista “Limes”, ha analizzato il momento storico nel suo editoriale per “La Stampa” e sorpresa: le certezze di un anno fa sono state distrutte dai bombardamenti di Mosca. Il direttore parte da un quesito: “Chi comanda in Europa?”.

Se fino a febbraio 2022 la risposta era “gli Stati Uniti sul piano strategico e militare, con la Germania a mettere insieme una politica economica per l’Eurozona compatibile con i propri interessi mercantili e con la propria cultura monetaria”, oggi non è più così.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e l’inasprirsi dei rapporti fra Washington e Pechino per Taiwan, lo scenario è diverso e l’Italia dovrà capire cosa fare e dove andare. Spiega Caracciolo: “Cominciamo dagli Stati Uniti. La bussola è il contenimento della Cina. (…) si preoccupano di noi quasi solo per impedire che l’influenza cinese in Europa diventi troppo pervasiva. (…). La guerra in Ucraina viene dopo. Per l’ottima ragione che Washington ha già raggiunto il suo obiettivo strategico: rompere l’interdipendenza energetica fra Russia e Germania (il sabotaggio dei condotti Nord Stream 1 e 2). (…). Il secondo obiettivo era dare una lezione a Putin tenendo unita la Nato. La partita è in corso. Il risultato incerto”.

A causa della guerra di attrito nel Donbass. Lucio Caracciolo è convinto che gran parte dell’amministrazione americana voglia chiudere entro l’anno la guerra in stile coreano: “Una ‘Corea del Nord’ - i territori ucraini in mano ai russi - concessa a Mosca e una Corea del Sud - il grosso del Paese, sotto Kiev, garantita (si fa per dire) dalle maggiori potenze. Con gli europei a pagare il grosso della ricostruzione. Due utopie difficilmente fanno una realtà”.

Per quanto riguarda l’unità della Nato, invece, è riemersa “l’antica faglia (…) fra Nuova e Vecchia Europa”. Da una parte i Paesi dell’ex patto di Varsavia desiderosi di liquidare la Russia e dall’altra i paesi della Nato originaria pronti, a conflitto sospeso, a riconsiderarne l’importanza del Cremlino nella sicurezza continentale. La rappresentazione plastica di ciò è nelle diverse posizioni di Polonia e Francia. E l’Italia? “Abituati al doppio vincolo americano (strategico) e tedesco (fiscale) male ci adattiamo al clima ‘ciascuno per sé nessuno per tutti’ – scrive impietoso Caracciolo -. Serve stabilire quel che possiamo volere. (…). Ad esempio: sull’Ucraina stiamo con la Polonia o con la Francia? O con nessuno dei due? Il memorandum firmato nel 2019 con la Cina e in scadenza l’anno prossimo lo rinnoviamo, lo denunciamo (linea prevalente) o inventiamo qualche garbuglio? E come ci regoliamo con la Germania, in seria crisi di identità interna e autorità europea, nelle trattative sul patto di (in)stabilità e (de)crescita, sospeso il quale abbiamo conosciuto una breve stagione di sviluppo con tassi da miracolo economico e oltre?”.

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