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Iran, giro di vite contro le donne senza velo: installazioni a tappeto di telecamere

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Continua la stretta contro le donne in Iran. Le autorità iraniane hanno iniziato a installare telecamere in luoghi pubblici, per identificare le donne che violano l’obbligo di indossare il velo. Le donne identificate riceveranno un messaggio sulle conseguenze del non coprirsi i capelli con l’hijab, ha fatto sapere la polizia. L’iniziativa dovrebbe aiutare a prevenire «la resistenza contro la legge sull’hijab», hanno spiegato le forze dell’ordine. 

 

 

Dopo la morte, il 16 settembre, di Mahsa Amini in custodia della polizia morale a Teheran, il Paese è stato attraversato da mesi di proteste guidate dalle donne, poi represse nel sangue. Da allora, un numero crescente di donne ha smesso di coprirsi la testa con l’hijab, in particolare nelle città più grandi, nonostante il rischio di arresto. Una dichiarazione della polizia pubblicata dalle agenzie di stampa ufficiali afferma che il sistema utilizza le cosiddette telecamere «intelligenti» e altri strumenti per identificare e inviare «documenti e messaggi di avvertimento ai trasgressori della legge sull’hijab». La polizia ha descritto il velo come «uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana» e ha esortato i proprietari di ristoranti e negozi a rispettare le regole attraverso «ispezioni diligenti». 

 

 

Gli attacchi pubblici alle donne senza velo non sono rari: la scorsa settimana, il video di un uomo che lanciava yogurt a due donne senza velo è stato ampiamente diffuso online e le donne sono state successivamente arrestate ai sensi della legge sull’hijab. Anche l’uomo è stato arrestato. Il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Mohseni-Ejei, tuttavia, ha avvertito che una diffusa repressione potrebbe non essere il modo migliore per incoraggiare le donne a seguire le regole. «I problemi culturali devono essere risolti con mezzi culturali... Se vogliamo risolvere tali problemi arrestando e imprigionando, i costi aumenteranno e non vedremo l’efficacia desiderata», la considerazione.

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