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Guerra Russia Ucraina, Medvedev avverte: "Per difenderci anche il nucleare"

Giada Oricchio
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Alla vigilia del primo drammatico anniversario dell’invasione in Ucraina da parte della Russia, la situazione sembra correre verso il punto di non ritorno. Il presidente americano Joe Biden ha garantito che sarà al fianco del popolo di Zelensky per tutto il tempo necessario, la Federazione russa ha reagito sospendendo il trattato “New Start” con gli Stati Uniti sul limite di 1.550 testate nucleari e ritirando l’accordo sulla sovranità della Moldavia. In mezzo migliaia di vittime, un Paese devastato, milioni di profughi, grandi battaglie e forti resistenze.

All’indomani del discorso fiume di Vladimir Putin, il vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, è tornato a minacciare l’Occidente: “La Russia sarà fatta a pezzi se interromperà l'operazione militare speciale senza vincere. Se gli Stati Uniti smettono di fornire armi al regime di Kiev, la guerra finirà. Se vogliono la sconfitta della Russia, allora abbiamo il diritto di difenderci con qualsiasi arma, comprese quelle nucleari. E’ ovvio a tutte le forze ragionevoli che se gli USA vogliono la nostra sconfitta, siamo sull'orlo di un conflitto globale”. L’ex presidente russo ha assicurato che lo stop unilaterale a “New Start” è dovuto alla necessità di includere gli arsenali nucleari strategici di Gran Bretagna e Francia nel Trattato di riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive.

E se ieri Putin non ha stupito con le due dichiarazioni, è solo perché si preparava al colpo di scena di oggi: ha revocato il decreto del 2012 che sosteneva in parte la sovranità, la neutralità e l’integrità territoriale della Repubblica di Moldavia (filoeuropeista) nell'ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, regione separatista sostenuta da Mosca al confine con l’Ucraina, dove sono stanziate truppe russe. Secondo il comunicato sul sito del Cremlino, la decisione è stata presa per "garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali”. Non la pensa così Nona Mikhelidze, analista dell’Istituto Affari Internazionali. Su Twitter, la ricercatrice ha lanciato l’allarme: “Non si tratta solo di Moldavia, la situazione è più grave di quanto sembri” e ha messo in fila i punti annullati.

Tra i principali: stop alla creazione di condizioni esterne favorevoli allo sviluppo a lungo termine della Federazione russa, stop al fermo sostegno ai principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e stop alla ricerca di modi per risolvere la questione della Transnistria (cioè potrebbe riconoscerne l’indipendenza e annetterla) oltre alla formazione dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale (vuol dire che la Russia non le riconosce più come indipendenti così da occuparle). Cancellati anche l’espansione attiva della cooperazione con la Bielorussia (potenziale riunificazione?), i rapporti con l’UE con la creazione di uno spazio economico e umano unico dall’Atlantico al Pacifico, le relazioni con gli USA in base a principi di uguaglianza e non ingerenza negli affari interni e lo sviluppo di relazioni con la Nato.

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