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Donald Trump il "testardo", candidato per la terza volta. Ma è sempre più solo

Paola Tommasi
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Donald Trump è tornato. Voglia davvero di rifare il Presidente degli Stati Uniti per ridare un buon tenore di vita agli americani, come dice, o strategia per difendersi? O evitare di doversi difendere, dalle tante inchieste, politiche in Parlamento e giudiziarie in tribunale, che pendono sulla sua testa dall'attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, difficile da dimenticare e da giustificare per la sua gravità, alle accuse incrociate di frode ed evasione fiscale?

Con lui Melania c'è, Ivanka no. La moglie, costantemente data in fuga dal matrimonio con il miliardario, resiste al suo fianco. La figlia, che insieme al marito Jared Kushner ha avuto ruoli di primo piano nei quattro annidi Trump alla Casa Bianca, prende invece le distanze. «Amo mio padre ha dichiarato dopo l'annuncio della ridiscesa in campo ma in questa fase preferisco dedicarmi alla mia famiglia e non ho intenzione di fare politica». Proprio qualche giorno prima aveva postato una foto molto affettuosa mentre l'ex Presidente Usa le faceva da maestro di golf: è questo il rapporto che vuole avere con lui, nient' altro. Forse proprio per evitare di finire anche lei travolta dalle inchieste. Così come la famiglia Trump allargata si era ritrovata tutta lo scorso fine settimana a Mar-a-Lago in Florida per il matrimonio della penultima figlia del tycoon, Tiffany, avuta dalla seconda moglie, Marla Maples. È in questa atmosfera di festa che è maturata dunque la decisione di annunciare la nuova corsa per la Casa Bianca, la terza.

 

Un evento organizzato anche questo nella residenza di Miami, con invitati prevalentemente amici, membri futuri dello staff e supporter comuni. Rispetto al 2016 è cambiato il luogo, che allora fu la Trump Tower di New York, e sono cambiati quasi tutti i collaboratori.

Anche le strategie per la campagna elettorale delle primarie repubblicane prima e del voto per le presidenziali del 2024 verranno definite in un clima «vacanziero». E in effetti, a parte i nomi di chi lo appoggerà, i temi su cui insisterà Trump saranno molto simili a quelli del passato: riportare l'America ad essere di nuovo grande, con l'aggiunta questa volta anche dell'aggettivo «gloriosa», l'accusa al Presidente Joe Biden non solo di aver «rubato» le elezioni del 2020 ma anche di aver indebolito economicamente e psicologicamente la Nazione, con i prezzi della benzina che con lui sono aumentati in maniera spaventosa nonostante gli Stati Uniti siano produttori di combustibili fossili e il costo di questi ultimi non abbia mai rappresentato un problema, con il confine Sud del Paese che è diventato un «colabrodo» con relativa «invasione» di migranti e di stupefacenti, e con la sicurezza nelle città americane che non è più garantita ai cittadini.

 

Nulla di nuovo sotto il sole, con le principali emittenti televisive americane che, non trovando notizie di particolare interesse nel discorso, lo hanno tagliato e trasmesso solo per pochi minuti. Non solo Fox News, di Rupert Murdoch, che ha p u b b l i c a mente criticato la decisione di Trump di ricandidarsi e che quindi non lo sosterrà con le sue televisioni come aveva fatto durante il suo mandato (si noti bene, non durante la campagna elettorale del 2016 ma solo dopo la vittoria nelle urne) ma anche Cnn e Msnbc che mentre Trump parlava dalla Florida hanno trasmesso invece interviste a nuovi deputati e senatori democratici eletti nelle elezioni di midterm. Il ragionamento degli editori è che loro stessi negli scorsi anni hanno dato ampio spazio ai comizi di Trump offrendogli così spazi di fatto pubblicitari gratuiti.

La sensazione di abbandono nei confronti di Trump non è solo da parte dei media, che lo hanno da sempre contrastato, ma anche dello stesso partito repubblicano, di cui dovrebbe diventare il candidato di punta nel 2024. Molti speravano non si ricandidasse o aspettasse a lanciare la sua ricandidatura, invece lui è andato testardamente avanti. «Testardo» è appunto l'aggettivo più in voga tra i parlamentari repubblicani nei confronti dell'ex Presidente. Eppure un candidato alternativo non c'è.

Gli uomini forti della destra americana vorrebbero che a correre per la Casa Bianca fosse il governatore della Florida, appena rieletto per il secondo mandato, Ron De Santis. Ma se è vero che quest' ultimo ha registrato, al contrario dei candidati supportati da Trump, un grande successo elettorale nelle lezioni di medio termine della settimana scorsa, dai sondaggi che circolano riservatamente e su cui fa forte affidamento l'ex Presidente, questo grande consenso sarebbe limitato alla Florida mentre quello di Trump è omogeneo in tutti gli Stati Uniti. Essere eletto alla Casa Bianca - è la sintesi- è cosa completamente diversa dall'essere confermato governatore di uno Stato, sia pure rilevante come la Florida. Ed è lo stesso Ron De Santis che si è astenuto dal commentare la ricandidatura di Trump, facendo filtrare alla stampa che il suo impegno al momento è tutto sullo Stato chelo ha riconfermato alla guida e che la mossa dell'ex Presidente non altera in alcun modo la sua agenda. Una conferma implicita dell'intenzione di puntare in alto.

 

Intanto osserva, onora il voto degli elettori che gli hanno appena rinnovato la fiducia e aspetta che magari Trump si bruci da solo. Per candidarsi c'è ancora più di un anno, che in politica è un'eternità. Ed è infatti proprio questa tempistica che ha stupito chi conosce bene Trump: nel 2016 vinse grazie a una campagna di appena dodici mesi che fece apparire la sua una cavalcata di grande successo e che, per dirla in termini imprenditoriali, ha richiesto relativamente pochi investimenti e generato un altissimo rendimento. Questa volta, il rapporto tra sforzo e risultato è invertito. Si fosse trattato di una attività di business probabilmente non l'avrebbe avviata. Ma la politica, si sa, è altra storia e anche gli uomini d'affari più cinici perdono il senso della convenienza e del rendimento. Quanto ai precedenti storici, nessun Presidente si è ricandidato alla Casa Bianca dopo aver perso le elezioni per un secondo mandato, quindi dopo uno stop forzato di quattro anni. Lo fece il democratico Grover Cleveland nel 1893. Mai sottovalutare Trump e dare per sconfitti personaggi come lui. 

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