Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ritirata russa da Kherson, l'ordine di Shoigu e la nuova fase nella guerra

  • a
  • a
  • a

Una decisione che potrebbe costituire un punto di svolta nella guerra in Ucraina. È quella presa da Mosca, che ha ordinato il ritiro delle sue truppe dalla zona occupata della regione di Kherson. L'ordine è arrivato dal ministro della Difesa russa, Sergey Shoigu, che ha informato il comandante del gruppo congiunto delle forze russe nella regione, Sergei Surovikin, di "iniziare il ritiro delle truppe e prendere tutte le misure per garantire il trasferimento sicuro di personale, armi e attrezzature attraverso il fiume Dnipro".

Per la prima volta, dunque, Mosca è costretta ad ammettere di dover ritirarsi per riorganizzare le sue truppe in vista della controffensiva ucraina. "Capisco che questa sia una decisione molto difficile", ha detto Surovikin, spiegando che la scelta è legata anche all'eventualità di un attacco di Kiev alla diga di Kakhovka. "In questo caso ci sarebbe un'ulteriore minaccia per la popolazione civile e il completo isolamento del nostro gruppo di truppe sulla riva destra del Dnipro. In queste condizioni, l'opzione più appropriata è organizzare la linea difensiva lungo la riva sinistra", ha affermato ancora Surovikin.

Kiev, che ha accusato i russi di aver distrutto cinque ponti nella loro ritirata, è poco convinta dalla mossa di Mosca. Secondo il consigliere presidenziale ucraino, Mikhailo Podolyak, infatti, "non ci sono segni che la Russia stia lasciando Kherson senza combattere. Una parte del gruppo russo è ancora in città e le riserve aggiuntive si occupano della regione". In attesa di ulteriori sviluppi, da Kherson è arrivata poi la notizia della morte del vicegovernatore dell'amministrazione filorussa della regione, Kirill Stremousov, a seguito di un incidente stradale causato da una manovra azzardata di un camionista. Stremousov aveva assunto il ruolo di vicegovernatore dopo che la regione di Kherson era passata sotto il controllo delle forze russe, e lo scorso 28 settembre aveva ricevuto il passaporto della Federazione Russa.

Da Mosca, invece, è arrivata una nuova apertura ai negoziati con Kiev. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha spiegato che la Russia è "ancora aperta alle trattative, tenendo conto delle realtà che stanno emergendo in questo momento".

Per Kiev, intanto, è arrivata l'approvazione da parte della Ue per un nuovo pacchetto di aiuti finanziari da 18 miliardi di euro per il 2023. "Insieme resistiamo all'aggressione della Russia, insieme ricostruiremo l'Ucraina, insieme saremo nell'Ue", ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha ringraziato la Ue per gli aiuti. A 'frenare' le iniziative dell'Unione Europea c'è però la posizione dell'Ungheria. Il ministro delle Finanze ungherese Mihaly Varga, ha spiegato che Budapest è intenzionata ad aiutare l'Ucraina "ma non a sostenere il prestito congiunto dell'Ue per questo scopo". L'Ungheria, ha affermato Varga, ha avuto una "cattiva esperienza" con i prestiti congiunti Ue, ed ha sostenuto l'Ucraina con oltre 31 miliardi di fiorini, oltre ad aver accolto più di 1 milione di rifugiati.

Il sostegno a Kiev è stato poi ribadito dalla Nato, tramite il segretario generale, Jens Stoltenberg, che ha anche accusato il presidente russo Vladimir Putin di aver commesso due errori strategici fondamentali quando ha "sottovalutato il coraggio degli ucraini" e "la capacità della Nato di sostenere Kiev".

Dai blog