Gran Bretagna, l'addio al veleno di Boris Johnson dopo il caso Pincher: ha prevalso la mentalità del branco
Boris Johnson alla fine ha capitolato e rassegnato le dimissioni da primo ministro della Gran Bretagna. C’era anche Carrie Symonds, la moglie di BoJo, all’esterno di Downing Street, quando il premier britannico ha annunciato l'addio, con in braccio, in un marsupio, la secondogenita della coppia, Romy, "Voglio ringraziare Carrie, i nostri figli e tutti i componenti della nostra famiglia che hanno dovuto sopportare così tanto per così tanto tempo", ha detto Johnson nel suo discorso. Tra l'altro nelle ultime settimane era emerso che l'ormai ex premier aveva pensato a lei per un incarico di governo o presso la Famiglia reale da 100mila sterline l’anno (richiesta accantonata con imbarazzo considerato l’evidente nepotismo).
È la mentalità del "branco" che ha prevalso a Westminster, ha detto lo stesso premier britannico uscente, accusando i deputati conservatori di ignorare il suo mandato elettorale e le dimensioni relativamente ridotte del vantaggio laburista nei sondaggi. "Come abbiamo visto a Westminster, l’istinto del branco è potente. Quando il branco si muove, si muove", ha detto.
Johnson cede alla rivolta interna dei conservatori: oggi le dimissioni
L’annuncio di Johnson è giunto dopo ore concitate: a partire da martedì, circa una sessantina tra ministri e membri del governo hanno dato le proprie dimissioni per spingerlo a lasciare l’incarico, un’ondata di defezioni che è proseguita anche la notte scorsa. A sancire la fine politica del premier, una serie di scandali che hanno fatto crollare i consensi dei tory: prima il "partygate", ossia l’accusa di aver organizzato dei festini nei mesi in cui il Regno Unito era piegato dalla pandemia di Covid-19, e poi di recente lo scandalo sessuale che ha colpito il "deputy chief chip" Chris Pincher, tra i fedelissimi del premier. Non solo nei giorni scorsi Pincher è stato denunciato per aver molestato due uomini in un locale, ma sarebbe stato accusato di non essere nuovo a questo tipo di comportamenti, e secondo molti Johnson ne era a conoscenza quando gli ha affidato l’incarico.
"Mi dispiace rinunciare al più bel lavoro del mondo, grazie per l’immenso privilegio che mi avete dato. Nessuno però è indispensabile", ha detto Johnson annunciando le sue dimissioni da capo del partito dei Conservatori, in un discorso fatto alla stampa fuori dal civico 10 di Downing street. Johnson, come preannunciato nelle ultime ore, resterà in carica finché non sarà scelto un nuovo leader del partito che andrà anche a ricoprire la carica di premier, presumibilmente in autunno. Le consultazioni inizieranno immediatamente. "Ho nominato un gabinetto e continuerò a servire (il paese, ndr) fino a quando non sarà in carica il nuovo leader", ha detto Johnson rivendicando i risultati raggiunti, tra cui "il completamento della Brexit, il superamento della pandemia e la guida dell’Occidente nella resistenza all’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin".