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Putin si ferma solo con la guerra clandestina, l'ex agente Cia rivela cosa c'è dietro a sabotaggi e voci di golpe

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Non esistono concessioni possibili per fermare Vladimir Putin, il presiedente russo può essere sconfitto solo con la guerra clandestina, operazioni di "shadow war" come sabotaggi in territorio russo e attività di disinformazione, come la diffusione di indiscrezioni sulle condizioni di salute dello Zar. A sostenerlo è Douglas London, ex agente del "servizio clandestino" della Cia, oggi docente universitario a Georgetown.

 

La guerra clandestina "è sicuramente una leva che gli ucraini possono usare, appoggiati in termini di addestramento e forse anche in parte guidati da Usa e alleati" afferma l'ex 007 in una intervista al Corriere della sera che dà una sua lettura sui tanti strani incendi visti negli ultimi mesi in centri di ricerca russi. Per London sono "intenzionali, perpetrati da persone in Russia che simpatizzano con Kiev o hanno i loro problemi con Putin e il regime, oppure dagli ucraini", afferma dando per improbabile che ci siano stati veri e propri attentati alla vita dello Zar.

 

Quanto a tentativi di golpe o di sabotaggio interno l'ex 007 è più possibilista. "Una delle preoccupazioni che speriamo Putin nutra è proprio che il suo controllo sia a rischio e che coloro che lo circondano e ne hanno beneficiato politicamente ed economicamente, possano persino pensare di rimuoverlo. Credo che sia possibile che agiscano contro di lui semplicemente in virtù dei fallimenti della guerra", spiega London. 

 

L'univa "vera leva" per fermare Putin non sono le concessioni territoriali ma "le conseguenze", perché  "la sua paura più grande è di essere rovesciato e ucciso. Non dico che gli Usa dovrebbero condurre o appoggiare un'operazione mirata a lui, ma penso che effettuare operazioni dietro le linee nemiche sia un aspetto standard della guerra e, più Putin si rende conto che il costo per lui può aumentare, più questa strategia va perseguita", dice London che esorta l'Occidente ad alimentare la guerra "ombra". Certe operazioni "lui sa da dove vengono. E il modo per lui per trovare la sua rampa d'uscita è di decidere di negoziare ora", perché sta perdendo la guerra ma rischia anche di perdere il potere. 

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