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Sul voto francese dubbio astensione. Ma Emmanuel Macron è avanti di quasi dieci punti

Paola Tommasi
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Macron bis o prima Presidente donna? Domani si vota in Francia e, secondo i sondaggi, sicuramente non vincerà Marine Le Pen. Anche perché donna piace solo se di sinistra. Tutta la retorica del «tetto di cristallo» (donne che accedono per la prima volta a cariche istituzionali apicali) che abbiamo tante volte sentito, per esempio, per Hillary Clinton alle elezioni Usa del 2016, sembra non valere per la candidata del Rassemblement National, cui nessuno ha avuto l'onestà intellettuale di riconoscere quanto meno il merito di essere arrivata per la seconda volta a un passo dalla Presidenza della Repubblica. Il dibattito televisivo per lei è andato meglio del disastro del 2017 ma non particolarmente bene. Questa volta i detrattori le rinfacciano di aver avuto un atteggiamento fin troppo «presidenziale» mentre Macron è stato aggressivo. Per usare le parole della sua sfidante: «Ha fatto vedere a tutti che disprezza il popolo francese». L'unico che nello schieramento del Presidente uscente è pronto a fare un bagno di umiltà è il suo primo ministro, Jean Castex, che per recarsi al voto di domani ha deciso con sacrificio di prendere un aereo di linea rispetto al jet privato che aveva usato al primo turno. Non sia mai che si dica che è il governo dei ricchi...

 

 

Alla chiusura delle urne, domani alle 20, comincerà a delinearsi il profilo del prossimo inquilino dell'Eliseo. Ma il vero rompicapo non è tanto chi vincerà bensì quanti cittadini si recheranno alle urne. Le vacanze di Pasqua in Francia sono distribuite su tre settimane a seconda della residenza e molte famiglie sono ancora fuori città approfittando delle scuole chiuse. Secondo un sondaggio Ipsos riportato da Politico Europe, al primo turno il 38% degli astenuti non ha votato perché era lontano dal seggio, il 23% perché considerava scontato il risultato e un altro 23% perché nessun candidato soddisfava le aspettative. Quest'ultima percentuale potrebbe crescere domani. Soprattutto si considera tagliato fuori l'elettorato di estrema sinistra. Oppure potrebbe ripetersi quanto accadde nel 2002, quando al ballottaggio con l'allora Presidente uscente, Jacques Chirac, c'era il padre di Marine Le Pen: Jean-Marie. Per evitare che vincesse, l'affluenza tra il primo e il secondo turno aumentò dal 71,6% al 79,7%. I sondaggi danno mediamente oltre 10 punti di distacco tra Macron, in testa, e la sua rivale, con il margine che tende ad allargarsi di ora in ora. Ma lei non demorde: tredici «Lepenbus» sono già pronti a scorrazzare per le vie di Parigi se dovesse vincere. Tredici, in rappresentanza delle regioni francesi. Mentre Macron festeggerà la vittoria, se sarà sua, davanti alla Torre Eiffel, a Champ-de-Mars dopo aver chiuso la campagna elettorale ieri in una piccola cittadina nel sud-ovest della Francia, con un discorso tutto centrato sull'agricoltura. Una strategia, quella di discorsi settoriali, adottata durante le due settimane prima del ballottaggio, anche per distinguersi dalla Le Pen che invece ha puntato su temi di impatto più generale, come il potere d'acquisto ridotto drasticamente a causa di inflazione e aumento di bollette, energia e beni alimentari.

 

 

Ma la distanza tra i due candidati non poteva che essere anche fisica nell'ultimo giorno di incontri: Marine Le Pen ha chiuso infatti il suo tour nel nord della Francia, agli antipodi anche geograficamente da Emmanuel Macron. In realtà, chiunque vincerà sarà sì il Presidente di tutti, come è giusto che sia, ma lascerà molti scontenti. Il gradimento di Macron tra la popolazione, inclusa quella che non si recherà al seggio, ad oggi è al 43%, dopo aver toccato il minimo del 25% nel 2018. Lo hanno risollevato soprattutto la gestione del Covid e, in parte, la guerra in Ucraina. Secondo lo stesso sondaggio Ipsos citato in precedenza, solo il 44% dei francesi vorrebbe che venisse rieletto. Per Marine Le Pen va peggio: la vorrebbero all'Eliseo meno di un terzo dei francesi.

 

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