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La guerra in Ucraina un atto di disperazione e di debolezza. Dario Fabbri e il caso patologico di Vladimir Putin

Federica Pascale
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“La Russia agisce per riottenere, nella sua mentalità, aggredendo un altro Paese, una sfera di influenza che prima era sua d’ufficio” spiega così la strategia della Russia di Vladimir Putin Dario Fabbri, analista geopolitico ospite di Enrico Mentana nello speciale in onda su La7, che segue giorno per giorno la guerra in corso in un Ucraina per mano, appunto, dell’orso russo. L’Ucraina, spiega Fabbri, era della Russia durante l’impero zarista, poi il dominio sovietico, e invece recentemente aveva cominciato a guardare verso occidente. La Russia, con “un'ottica imperiale classica” vuole restaurare quell’influenza che vedeva svanire progressivamente.

 

 

“Non è un atto di forza, è un atto di debolezza” afferma Fabbri, riferendosi all’attacco russo, “ciò che si stava manifestando legittimamente nella società Ucraina, soprattutto nella parte ucraina occidentale, a Kiev, era un'inclinazione verso occidente” chiarisce. Si discute anche della possibilità che l’invasione in atto possa portare, se non interrotta al più presto, a far pensare Putin di poter invadere anche altri Paesi confinanti con la Russia. “Si colpisce l'Ucraina per educarne altri?” chiede Mentana, ma è difficile da prevedere. Tra i Paesi a rischio ci sono la Lituania, la Moldavia, che non è parte della Nato e neanche dell’Unione Europea ma ha già fatto richiesta formale per aderirvi, e la Polonia, che invece fa parte dell’Unione Europea. Paesi con “un'inclinazione da sempre oltremodo antirussa” spiega Fabbri, “la storia tra polacchi e russi è una storia di grandi conflitti”.

 

 

“Se la Russia invadesse, o provasse a farlo, la Polonia o la Lituania saremmo veramente davanti ad un caso patologico, che al momento non possiamo eliminare dal tavolo del tutto” ammette. “Qui siamo davanti a un atto di disperazione e di debolezza” perché Putin “vuole recuperare qualcosa che trent'anni fa la Russia avrebbe considerato automatico” conclude.

 

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