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Il Senato pronto a salvare Trump

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Angela Bruni
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Si è infranto il muro dei Repubblicani che per quattro anni hanno fatto scudo intorno a Donald Trump. All’interno del Palazzo del Congresso, quello stesso preso d’assalto il 6 gennaio, la Camera dei deputati statunitensi ha votato per l’impeachment al presidente uscente. Sono infatti dieci i repubblicani che hanno votato a favore. Una seduta che si è aperta con il durissimo attacco della speaker Nancy Pelosi: «Sappiamo che il presidente degli Stati Uniti ha incitato l'insurrezione, una ribellione armata, deve andarsene. È un pericolo evidente e immediato per la Nazione che tutti amiamo. Il presidente deve essere processato e condannato dal Senato, un rimedio costituzionale che garantirà che la repubblica sarà al sicuro da questo uomo che era così determinato a demolire le cose che ci stanno a cuore e che ci tengono insieme». 
Fra i repubblicani che hanno dichiarato il voto favorevole Liz Cheney, numero tre del partito alla Camera e figlia dell'ex presidente di George W. Bush: «Io non vado da nessuna parte, questo è un voto di coscienza - ha dichiarato - per il quale ci sono posizioni diverse nella nostra conferenza. Ma la nostra nazione sta fronteggiando una crisi istituzionale senza precedenti, dai tempi della Guerra Civile». Il presidente, intanto, secondo i media statunitensi, si trovava alla Casa Bianca e stava seguendo il dibattito in tv. Senza social - l’ultimo a cancellare il suo canale in odine di tempo è stato Youtube - ha lanciato un appello tramite Fox News per una «transazione pacifica», chiedendo che «non ci sia nessuna violenza, nessuna violazione e nessun vandalismo».
Il via libera all’impeachment, che ha fatto di Trump il primo presidente in assoluto a dover affrontare il procedimento per due volte, è arrivata poiché c’era la maggioranza dei dem alla Camera bassa e l’adesione prevista di molti repubblicani. Tuttavia restano aperti i dubbi sul passaggio del testo alla Camera alta, dove per l’approvazione serve il via libera dei 2/3 dei componenti. Il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha riferito che non convocherà una sessione di emergenza, il quale ha inviato una nota ai suoi colleghi per chiarire che, «mentre la stampa è piena di speculazioni, io non ho preso una decisione finale su come votare e intendo ascoltare gli argomenti legali quando saranno presentati in Senato». Secondo quanto riferito dal New York Times, McConnell avrebbe definito la messa in stato d’accusa fondata e si sarebbe rallegrato della mossa dei dem che consentirà al Grand Old Party di espellere il magnate più facilmente. La procedura d’impeachment, che impedirà a Trump di ricandidarsi nel 2024, ha preso il via dopo il rifiuto del vicepresidente Mike Pence di utilizzare il 25esimo emendamento per rimuovere il magnate dall’incarico prima della scadenza del suo mandato. La condotta sull’assalto del Campidoglio sta portando a Trump problemi non solo politici ma anche economici. Il sindaco di New York Bill de Blasio ha annunciato che verranno interrotti tutti i contratti che la città ha con la Trump Organization.
 

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